Alessio Milone sul Tribunale di Lucera nel 1923
Cari amici, permettetemi di riproporvi quanto scrisse Alessio Milone un grande magistrato e scrittore che per molti anni era stato sostituto a Lucera in un articolo pubblicato su L’eloquenza nel 1923 dopo la soppressione del Tribunale voluta dal fascismo. Mi sembra una pagina di viva attualità e mutate le situazioni e i tempi perfettamente riproponibile nel tempo presente.
Del lungo articolo trascrivo solo l’ultima parte :
“…tante altre città sono state private di sedi di giustizia, ma la intensità della vita giudiziaria di Lucera stacca la sua sorte innun risalto caratteristico e impressionante. … Lucera sentirà svuotare la sua vita e il trasferimento la immergerà in una solitudine insanabile, come una sopravvivenza aggiunta alle altre sopravvivenze secolari della sua storia: la facciata del Duomo, la torre della regina, il tribunale – tante epoche sovrapposte, nella malinconia di una storico venturo. E bisogna dirlo, ed è un dovere constatare che questa enorme tristezza che grava nella nobile città pugliese non involge solo una questione di interessi cittadini materiali. Sarebbe rincrudire vieppiù la ferita se interpretassimo la dolorosa protesta di Lucera come nata da una psicologia alberghiera. Il Tribunale aveva creato una vita spirituale che si era affinata nel tempo. Si era diffusa una signorilità che solo quella vita intensa poteva conservare, in una provincia in cui l’agricoltura, salvo in qualche caso più cospicuo, è più facile a produrre, specie nei piccoli borghi una maschia semplicità di costumi. Si era costituito un ordine di famiglie e di uomini depositari di consuetudini di civiltà veramente superiori, che si rinnovavano e si accrescevano nel folto movimento della ardente vita professionale. Inaridite in tante case sorgenti, se non di ricchezza, di agiatezza, inaridite quelle fonti di vita sgorganti dagli attriti di una folla rinnovantesi che importava denaro, attività, lavoro, la città millenaria, pur nella sagoma prevalentemente arcaica delle sue mura e delle sue vie, al contatto arroventato di un grande organismo giudiziario, congiungeva il suo ritmo spirituale a quello di tante città italiane, da cui si innerva la vita nazionale.
In questa ansiosa ora in cui le città che non l’hanno, sognano e si consumano in un magnifico sforzo di prendere il loro posto nel mondo, una città che l’aveva e ne era degna e lo perde, si china al suo destino, che l’ubbidienza nazionale trasmuta in un sacrificio, ma non può compiere il supremo sacrificio di non sentire la sua anima lacerata e di rinunciare alla speranza”.
One Comment
Francesco Elio Cetola
….in periodo di prepotenza fascista la soppressione del Tribunale di Lucera fu un fatto estetico,attualmente è questione di portafoglio,senza soldi non si “cantano messe”..!!….avoglia le chiacchiere e il prestigio,Lucera,di malavoglia, dà il suo contributo al Paese con il suo “sacrificio”, il tempo è galantuomo..!!