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Un curioso scambio d’identità: la tela del B. Kazotic è di S. Agostino d’Ippona!
Anche quest’anno, dal 31 luglio al 3 di agosto, si è celebrato il triduo e la festa in onore del B. Agostino Kazotic (Trogir, 1260 c.- Lucera, 1323), italianizzato Casotti, il grande vescovo domenicano di origini croate che resse la diocesi di Zagabria (1303-1322) e poi quella di Lucera (1322-1323), per circa dieci mesi, di cui è in corso il processo di canonizzazione. Per l’occasione è stato finalmente esposto al culto, fresco di restauro, il busto ligneo con il capo in argento del 1563, al cui interno è custodita la reliquia del teschio del Beato. Mancava all’appello la tela settecentesca -attribuita sempre al Kazotic- esposta all’interno della sacrestia del duomo…
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L’abate Pacichelli e la Lucera di fine ‘600
Giovan Battista Pacichelli nacque a Roma, intorno al 1641[1], da una famiglia di origini pistoiesi distintasi per «fatti d’arme» e «benemerenze ecclesiastiche». Compiuti a Pisa gli studi giuridici, si laureò a Roma in Teologia, e nel 1672 ricevette da papa Clemente X l’incarico di Uditore Generale della Nunziatura Apostolica per la conferenza di pace di Colonia, ove si recò l’anno dopo. Da allora in poi realizzò una serie di viaggi in giro per l’Europa, di cui pubblicò dettagliate relazioni in forma epistolare.
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Luce nel bosco: una possibile etimologia della parola “Lucera”
Si è discusso a lungo, ed ancora se ne discute, della possibile etimologia della parola “Lucera”. A tal proposito, si sono costituite due scuole di pensiero: quella che fa discendere il significato del termine “Lucera” dalla parola “luce” e quella che la fa derivare da “bosco” o “bosco sacro”. Queste due interpretazioni si sono a lungo contrapposte ed, ancor oggi, tale disputa resta una vexata quaestio. È possibile, invece, ricondurre le due esegesi ad una comune radice semantica, quella che mette, appunto, in relazione il bosco alla luce, che, a volte, filtra in esso. Per avvalorare questa tesi mi avvarrò di un saggio scritto da un illustre studioso, Leonardo Amoruso,…
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Il primo Museo Civico di Capitanata
Lucera detiene il primato culturale per aver istituito il primo Museo Civico di Capitanata, inaugurato ufficialmente nel 1905. Fu sistemato, provvisoriamente, in una sala a piano terra di palazzo Mozzagrugno, dov’era la sede dei Vigili Urbani ed ora c’è la sala dei consiglieri comunali. L’antiquarium nacque grazie alla volontà di privati cittadini, in particolare del compianto avv. Girolamo Prignano (1853-1933), che vollero incrementare con le loro donazioni la piccola raccolta pubblica di antichità, visibile già verso la fine dell‘800. il noto archeologo parigino François Lenormant (1837-1883), che venne a Lucera nell’autunno del 1882, in compagnia di Felice Bernabei, direttore dei musei e scavi del Regno, attesta nel suo ultimo libro…
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U pertone a rutare (Il portone della rotara)
Fino a qualche decennio fa, con questo nome si indicava quel cortile situato nell’attuale via Giovanni Amendola tra il numero civico 61 e il numero civico 93.A Rutare, era la persona addetta a ricevere i bambini “Proietti, trovatelli, gettatelli.” Così venivano chiamati appunto i bambini abbandonati. La ruota, che dava il nome alla “Ruotara”, era quello strumento cilindrico ruotante sul proprio asse verticale, simile a quelle porte girevoli che oggi troviamo agli ingressi dei grandi alberghi, e funzionava a questa maniera: Il bambino abbandonato, veniva posto nello spazio del tamburo ruotante, con a volte un segno di riconoscimento (un santino, una carta da gioco o una moneta, sempre divisi a…
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Gli insediamenti della comunità cristiana ai tempi di Federico II
Come si sa, nel XIII secolo, ai tempi di Federico II, a Lucera fu trasferita una folta colonia araba, proveniente dalla Sicilia. I cristiani furono emarginati ed esiliati dai nuovi venuti. Solo con l’avvento dei d’Angiò la situazione cambiò e la comunità cristiana poté far ritorno a Lucera. In realtà, lo storico lucerino d’Amelj precisa che parte della comunità cristiana, non volendo convivere con gli arabi, decise di portarsi fuori della città, in una località chiamata “Tribuna” (1). Un altro storico di Lucera, Gifuni, nel mentre denomina diversamente la stessa località, indicandola come “contrada Tribù”, ne precisa la collocazione, ponendola nei pressi di Ponte Gallucci, una costruzione di epoca medievale…
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Fatti e misfatti del Risorgimento.
Questa sera si terrà presso l’Hotel Villa Imperiale di Lucera (Viale Ferrovia, 15), alle ore 18:30, l’incontro-dibattito con il giornalista e saggista napoletano Gigi Di Fiore, autore del famoso libro “Controstoria dell’unità d’Italia – Fatti e misfatti del Risorgimento” (Rizzoli, Milano 2007), che nel 2008 è stato tra i sei testi finalisti per la sezione divulgativa della 41a edizione del ‘Premio Acqui Storia’, e tra i tre finalisti della sezione saggistica del ‘Premio Palmi’.