
Costume: il ciclo mestruale a Lucera
A Lucera, come in tutta Italia, era un argomento di cui non si poteva parlare esplicitamente, essendo una sorta di tabù, per cui per definirlo venivano usati una serie di pseudonimi, delle similitudini, che oggi forse possono apparire inusuali.
- Téne u mése (perché le mestruazioni si verificano una volta al mese)
- Stace mbecciate (perché ha altro a cui pensare)
- Stace mbedíte (perché con le mestruazioni è impedito il concepimento)
- Téne u marchése (non si sa l’origine di questa nobiltà, forse perché i marchesi erano soliti indossare dei pastrani rosso vivo)
- Stace facènne ‘a cunzèreve (in questo caso, la similitudine si fa con una cosa di colore simile)
- Téne u fatte (un’espressione generica, che si abbina al concetto di riservatezza).
Il primo ciclo era veramente un evento, che, però, era celebrato con una metafora: povera ragazzina, è scivolata dalle scale (povera uagljóna, è cadúte p’i scale), un modo di dire, accompagnato da una espressione falsamente dolente, che non indicava una caduta reale, ma figurata. Stava a significare che ad una ragazzina, nel periodo di transizione dall’infanzia , era comparsa la prima mestruazione, evento che faceva accorrere tutte le donne della famiglia che in maniera sorniona pronunciavano la famigerata frase “è ddevendate segnurenèlle!”.
Il ciclo era accompagnato da una serie di credenze popolari come per esempio, le donne con le mestruazioni non potevano lavare bottiglie e fare la salsa altrimenti si guastava; potevano toccare pomodori e fare la salsa soltanto se avevano una chiave di metallo a stretto contatto con la pelle. Per regolare il ciclo mestruale dovevano portare un orecchino con una pietra turchese.
Oggi sicuramente viene spontaneo associare il periodo mestruale ai pratici assorbenti usa e getta, ma una volta, per arginare le perdite mestruali, si usavano assorbenti di stoffa, indispensabili componenti del corredo (i fasciatúre), da tenere in posizione tramite spille da balia (i spingúle) e cordini e da lavare dopo l’uso.
Vari modi di dire venivano utilizzati spesso in maniera figurata per descrivere alcune situazioni:
- E’ di cattivo umore perché ha le mestruazioni = Nn’a puje manghe tuculijà, téne u marchése
- Ma perché ti comporti in modo scostante, senza ragione o giustificazione? = Oh!! Ma che ttíne u mèse?
- Ha gli sbalzi di umore tipici delle donne con il ciclo = Ogge n’à puje dì manghe che bbèll’úcchie tíne mbacce , téne u fatte!
Lino Montanaro

