Memoria

Elogio del cozzarello (cuzzarìlle)

Per noi lucerini è tra le otto meraviglie del mondo. È un pezzo di pane ricavato dal bordo della pagnotta “’a sckanata”. La parte più croccante e cotta, ovvero la crosta che copre la parte superiore del pane alla parte inferiore.

Le mamme lo utilizzavano per preparare pane, pomodoro, olio e sale, “pane, pemmedóre, úglje e sale” o pane con i ciccioli, “’i cìcúle”, da mangiare la domenica mattina per stuzzicare l’appetito, “pe sckazzecà l’appetíte. Pane con ’i cìcúle”, una cosa veramente gustosa “che sapretèzze”, che creava la guerra in casa per avere più ciccioli possibili. C’era anche chi lo riempiva con l’involtino di carne, “‘a bbrascióle“, a pezzetti, condiva il tutto con un po’ di sugo e ricopriva con la mollica.

Non ultimo si usava per fare la scarpetta, “pe ffà ‘a scarpètte“. Lo “scarpettatore” professionista aveva tutto un suo rito: di solito sceglieva bene il pezzo “d’u cuzzarìlle”, poi iniziava una lotta contro la forza di gravità, con il sugo inzuppato nel pane senza farlo cadere prima di riuscire a portarlo alla bocca, senza macchiarsi; alla fine, gustava voluttuosamente il boccone finale.

C’era, inoltre, chi gustava con estremo piacere un pezzo ”d’u cuzzarìlle”, svuotato della mollica e riempito di companatico, come la mortadella (quella profumata) ed il provolone, “nu bbèlle cuzzarìlle c’a murtatèllè e casckavalle”, e ogni fatica sembrava più leggera. I più raffinati mangiavano “u cuzzarìlle” svuotato e riempito con un insieme di erbe campestri commestibili “fogghiammiscke” soffritte con peperoncino: “marijúle, cardungílle, bburraggene, jéte, fenucchjlle, rúchele, cascígne e tannedelasene, suffrìtte”.

E anche “u cuzzarìlle” con su spalmati dei fichi. Per i più piccolini era, a volte, la merenda pomeridiana con su una alice e olio, “‘na félle de cuzzarìlle pe ‘na licètte dínd’a l’úglje”. Capitava, a volte, che qualche pezzetto cadeva per terra, niente paura, una soffiata e subito in bocca!

Lino Montanaro

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