
I catasti onciari di Carlo di Borbone: uno sguardo su Lucera attraverso gli archivi
Un viaggio negli archivi di Stato ci riporta al 1740, quando Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie, ordinò la redazione dei catasti onciari per una nuova forma di tassazione nel Regno di Napoli. Il sistema si basava su principi di equità fiscale, prevedendo che ciascuno contribuisse in base al proprio stato patrimoniale. Ricchi e poveri erano dunque chiamati a dichiarare beni mobili, immobili, animali e rendite.
Il professor Oronzo Marangelli, attraverso una ricerca presso l’Archivio di Stato di Napoli, ha ricostruito questi complessi meccanismi fiscali a partire dai documenti della città di San Severo, risalenti persino a un editto del 1116 emanato dal barone Adefonolfo. Ma è stato il figlio, il professor Luigi Marangelli, a proseguire e approfondire questo lavoro con grande rigore storico e competenza, portando alla luce numerose anomalie emerse nei documenti catastali conservati tra Napoli e Foggia, in particolare quelli relativi ai catasti di Conversano e Lucera del 1753, rifatti su ordine di Carlo di Borbone in seguito a denunce di brogli che favorivano i ricchi a discapito dei più poveri.
Luigi Marangelli, docente di matematica negli anni ’60 presso l’Istituto “Vittorio Emanuele III” di Lucera, oggi ultranovantenne, è ancora in contatto quotidiano con i suoi ex alunni, ora settantenni, attraverso un gruppo WhatsApp dove condividono pensieri e ricordi. Un legame straordinario che si è rinnovato anche in occasione dei cinquant’anni dal diploma, quando lo stesso Marangelli ha tenuto una lezione di matematica nella loro vecchia aula della Ragioneria, testimoniando non solo la sua lucidità ma anche l’affetto reciproco che lo lega ai suoi ex studenti.
Tornando ai catasti, fu proprio a Lucera che alcuni cittadini denunciarono alla Real Camera della Sommaria gravi irregolarità nella stesura del documento del 1755, accusando i compilatori di aver escluso volutamente intere categorie di contribuenti. Una pratica che, a detta delle fonti, aveva radici anche in altri centri del Regno, come Conversano, tanto da rendere necessarie revisioni ufficiali degli atti.
I catasti onciari restano oggi una fonte preziosa non solo per la storia economica del Mezzogiorno, ma anche per ricostruire le dinamiche sociali e le ingiustizie vissute da intere comunità. A Lucera, in particolare, l’interesse per un’equa imposizione fiscale si intreccia con una forte coscienza civica, che merita ancora oggi di essere ricordata e valorizzata.
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno

