Il boschetto di Lucera
Era un pomeriggio d’estate, il sole splendeva alto nel cielo e il boschetto di pini ai piedi della fortezza Svevo-Angioina di Lucera sembrava un luogo incantato. Io e i miei amici, incuranti dei racconti dei nonni, ci avventuravamo spesso tra quei vecchi alberi, alla ricerca di misteri e avventure.
I nonni ci avevano sempre raccontato che quel luogo era stato teatro di numerose battaglie per la conquista del castello. Dicevano che i fantasmi dei soldati caduti in battaglia vagavano ancora tra i pini, e che di notte, le streghe svolgevano i loro riti segreti. Ma noi, giovani e coraggiosi, non ci lasciavamo spaventare da queste storie.
Ogni giorno, dopo la scuola, ci ritrovavamo al solito posto, vicino alla vasca dietro la statua di Cesare Augusto e da lì, pianificavamo le nostre esplorazioni. Quel giorno, decidemmo di avventurarci più lontano del solito, verso una radura che nessuno di noi aveva mai visto.
Camminammo per un bel po’, il terreno morbido sotto i nostri piedi e l’odore di resina nell’aria. Ogni tanto, il vento faceva frusciare le foglie, creando suoni che ci facevano sobbalzare. Ma la nostra curiosità era più forte della paura. Finalmente, raggiungemmo la radura. Era un luogo magico, con fiori selvatici di ogni colore e un grande cerchio fatto di pietre.
Ci sedemmo sull’erba, godendoci la pace del momento. Ma la tranquillità durò poco. Improvvisamente, sentimmo un rumore tra i cespugli. Ci alzammo di scatto, i cuori che battevano forte. Dal folto del bosco, emerse una figura. Era un vecchio con una lunga barba bianca e occhi penetranti. Ci guardò con un sorriso enigmatico e disse: “Non dovreste essere qui, ragazzi. Questo è un luogo sacro.”
Ci raccontò che quella radura era un antico luogo di culto, dove le streghe si riunivano per celebrare i loro riti. Ci disse che i fantasmi dei soldati vegliavano su quel luogo, proteggendolo da intrusi. Ma invece di spaventarci, le sue parole ci affascinarono ancora di più. Volevamo saperne di più, scoprire i segreti nascosti di quel bosco.
Il vecchio ci invitò a seguirlo. Ci condusse attraverso sentieri nascosti, mostrandoci antiche pietre con segni che sembravano incisioni misteriose e alberi strani come se avessero avuto volti scolpiti nella corteccia. Ogni passo che facevamo, il bosco sembrava diventare sempre più vivo, come se ci stesse raccontando la sua storia.
Quando il sole cominciò a tramontare, il vecchio ci riportò alla radura. Ci disse che era ora di tornare a casa, ma che avremmo potuto tornare ogni volta che avessimo voluto. Ci salutò con un sorriso e scomparve tra gli alberi.
Tornammo nel paese con il cuore pieno di emozioni e la mente piena di domande. Da quel giorno, il boschetto di pini non fu più solo un luogo di giochi, ma un portale verso un mondo di misteri e avventure. Ogni volta che ci avventuravamo tra quegli alberi, sentivamo la presenza dei fantasmi e delle streghe, e sapevamo che il vecchio ci stava guardando, proteggendoci e guidandoci nelle nostre scorribande.
Ascanio Iliceto