Antropologia & Arte,  Memoria

Il dialetto e la presenza del Tribunale

Una caratteristica singolare del dialetto lucerino, non comune con altri dialetti, è l’utilizzo di termini giuridici, circostanza che va ricercata nella presenza fino a pochi anni fa del Tribunale.

Il popolino lucerino frequentava gli uffici giudiziari sia per proprie controversie ma, soprattutto, per assistere ai processi che avevano molto clamore e che, spesso, avevano come protagonisti autentici principi del foro, e con avvocati di Lucera che dettavano legge in tutta la Puglia e regioni limitrofe.

Molti che avevano problemi preferivano “mette i carte mmane” agli avvocati lucerini. In queste occasioni apprendevano parole che descrivevano norme giuridiche che volgarizzavano a modo loro. Questo portava alla creazione di nuovi modi dire, alcuni dei quali sono arrivati fino ai nostri giorni:

  • Èje nu causajúle” per indicare chi era avvezzo a creare controversie;
  • Avvucate d’i cause pèrse” per indicare chi difende opinioni insostenibili;
  • Éje pègge de ‘na cambiale mbrutèste” per indicare una persona che non si può sopportare;
  • Vanne pe mmane de giudece” per indicare che la loro controversia è stata portata davanti al giudice;
  • ‘A cause à vénge chi nn’à face” per indicare che è buona norma tentare un accordo prima di andare in giudizio;
  • Vìnge u púnde e pìrde ‘a cause” per indicare che quando ci si ostina caparbiamente, si corre il rischio di perdere tutto;
  • À sendúte tutt’a cundassènze, pe ffíle e pe ssègne” per indicare che è stato presente allo svolgimento dell’intero dibattimento;
  • L’avvucate pulizzene u teratúre” per indicare che i risparmi sono preda degli avvocati;
  • I case d’avvucate sèmbe ch’i píde vonn’èsse tuzzulate” per indicare che per disobbligarsi con gli avvocati per le loro prestazioni era consuetudine portare dei regali;
  • Nghiananne e sscennènne i scale d’u trebunale addevendene tutte avvucate” per indicare che spesso si confonde la competenza con il saper fare, anche condizionati dal luogo in cui ci si trova;
  • A l’avvucate éje dì ‘a vtretà. Pò àdda vedè isse’ cúm’àdda ‘mbrugghjà” per indicare che ad ognuno va assegnato il suo compito;

L’intero ceto degli avvocati venne denominato “pagliètte“, insieme a chi per l’abitudine degli stessi indossavano, all’inizio della bella stagione, un cappello color canapa a forma di cilindro molto basso con fascia nera. Poi il termine assunse anche un significato offensivo, e stava ad indicare avvocati da strapazzo, di scarso peso, di dubbia moralità e competenza che venivano chiamati anche “pagliatìile“.

Lino Montanaro

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