Il mercatino delle pulci nel salotto di pietra di Lucera
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Il mercatino delle pulci nel salotto di pietra di Lucera

AGGIORNAMENTO: L’assessore alle attività produttive Tommaso Iatesta ha dichiarato, intervistato da Costantino Montuori, che “è ferma intenzione dell’Amministrazione Civica , e mia particolare , offrire una più adeguata regolamentazione all’attività mercatale guardando alle esigenze degli operatori e a quelle dei semplici cittadini.

Alcuni espositori, a mezzo di richieste verbali, vorrebbero dirottarsi in piazza Matteotti od anche in viale della Libertà. Prima di tutto bisogna capire se tutti siano in possesso dei requisiti necessari e se quanto dovuto sia corrisposto in termini di tasse. Va detto che molti dall’attività ostensiva passano, con estrema facilità, alla vendita diretta per la quale si richiederebbe l’iscrizione alla Camera di Commercio, oppure ad altre sigle di categoria. Laddove è possibile si deve verificare se si è in regola o meno”.

L’intervista integrale: http://www.studio9tv.com/zoom.asp?id=2203

Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell’Ing. Giammario Maggiore:

Ora la misura è colma!

Torno adesso da piazza Duomo. È la prima domenica del mese di marzo. Andavo a fare una visita al mercatino delle pulci con la curiosità di cosa avrei trovato per risolvere quel problemino della serratura antica, per tentare la fortuna di trovare qualche nuovo pezzo per la mia collezione di oggetti elettrici, per trovare qualche bella vecchia terracotta locale, per …., perché comunque era diventato un appuntamento mensile dove incontravo gli amici con la mia stessa passione, con le stesse mie manìe; per testare il polso delle presenze di forestieri foggiani o baresi in città, quello che ora si ama chiamare turismo di prossimità. Ed invece, il deserto.

Mi avevano detto, l’ultima volta che avevo visto solo una bancarella – fu a gennaio, a febbraio c’era la neve -, che c’erano problemi con l’amministrazione, ma non ci avevo creduto perché pensavo impossibile che anche una iniziativa che dava vitalità alla città fosse nelle intenzioni di qualcuno di eliminarla. E no! Qui occorre far chiarezza! Più volte c’è stato il ritornello: Dotoli, dove sei! Diciamolo, allora: Dotoli, l’amministrazione non c’è, il Palazzo è vuoto, vuoto di potere, vuoto di idee, vuoto di impegno, vuoto di cultura, vuoto di competenza, vuoto persino di consapevolezza nel far passare cose volute non si sa bene da chi: la città non lo sa e io sono la città, che lo vogliano o no, e ho diritto di sapere chi e perché lo ha voluto! Sindaco Dotoli, Lucera non ha bisogno di un vice-sindaco, a Lucera ci vuole un sindaco!

Voci parlano di richiesta del pagamento della tassa per l’occupazione di suolo in piazza Duomo. Ma come, non è la stessa piazza dove si è perpetrato lo scempio del pub Tartan? Ma come, non è la stessa piazza dove si continua a perpetrare lo scempio delle finte stampelle all’orfanotrofio Sant’Anna? Ma come non è la stessa piazza dove vi sono tavolini di ogni genere, sedie per ogni genere di culo, dove si è visto persino oltrepassare la striscia del nero della fascia di basole laviche che dovrebbero indicare una via all’interno della piazza, per questa inondazione di tavolini, di pizze, di odore acre di fumo, di cosce e di seni da esposizione? Non è la stessa piazza dove non ci si può fermare a chiacchierare con un amico perché bisogna urlare per soverchiare il rumore di un’enorme ventola che dovrebbe tenere pulito dal fumo e dall’aria viziata il locale che la usa, dove la musica viene sparata a 100 decibel, poco sotto la soglia del dolore? Quanto pagano lor signori per tanto scempio? In quanti voti si traduce tanto scempio?

Una delle passate amministrazioni si era posta il problema di installare postazioni fisse di contatori di energia elettrica per poter potenziare il mercatino con la permanenza anche nelle ore serali, per allungare la presenza dei turisti di prossimità anche alle ore serali, quelle della cena, dello spuntino. Non sono più esigenze all’ordine del giorno? E cos’è all’ordine del giorno? Ci vogliono dire, i signori amministratori, cosa intendono per turismo, per aumento dell’offerta turistica, per rivitalizzazione del centro? Mercoledì scorso sono stato alla presentazione di un progetto per l’incremento del turismo nel subappennino dauno, tenuto a Troia nell’ambito di un convegno “Rilancio culturale e turistico dei Monti Dauni: a che punto siamo?” con la presenza della Regione, del GAL Meridaunia. Del Gal Meridaunia fa parte anche il comune di Lucera. All’ingresso ho visto il dott. Giacomo Capobianco; non ho detto l’assessore Capobianco, perché mi sono accorto dopo che non era presente in veste di assessore, ma solo di albergatore: nessun intervento da parte della città maggiormente rappresentativa, insieme con Troia e Bovino, di quel turismo culturale di cui tanto si chiacchiera. Non abbiamo ben compreso come si possa rappresentare la cultura di un distretto, la Daunia, che sia in matrimonio con l’enogastronomia, con il godimento di un’identità territoriale fatta di certe strade, di certe scale, di certe case, di una certa campagna che ti inducono a “stare” per goderne, almeno un po’. Lucera assente, ma proprio assente. Tanta vitalità di idee, di entusiasmi, di voglia di fare…. Lucera assente, assente in tutti i sensi; Lucera muta, muta in tutti i sensi; con solo la voglia di litigare con il FAI perché non hanno capito, i nostri amministratori, cos’è il FAI, scambiato per un’agenzia di somministrazione fondi da far gestire dalle amministrazioni locali. A Troia si progetta un sistema museale in rete, con tre musei, tre archivi, due biblioteche; a Lucera il museo civico è ancora aperto con poche sale, senza direttore, e non si sa chi si aspetta per aprirlo tutto; la biblioteca smembrata e senza direttore, l’archivio comunale senza redini, la sezione di archivio di Stato negletto, l’archivio notarile – retaggio del passato – negletto anch’esso. Lucera città d’arte? Solo per permettere le aperture domenicali dei negozi? Troppo poco!

Lucera è sprofondata nella più disperante colpevole povertà. Lo si nota in mille piccole cose che denotano – tutte – mancanza di attenzione per ciò che dovrebbe funzionare per far crescere la città, crescere non solo di mattoni e di cemento, ma di entusiasmo, di freschezza, di progetti senza spreco di denaro, di spazio per le eccellenze che in essa crescono senza che nessuno se ne accorga, di buon impiego del denaro e delle risorse – poche – che si amministra.

Guardatevi in giro, non c’è cosa piccola o grande che non desti scandalo per come è portata avanti, il contratto della nettezza urbana, quello della illuminazione pubblica, quello della pulizia degli immobili comunali, quello del trasporto urbano, lavori pubblici che durano lustri, lavori pubblici sui quali si torna indietro perché programmati in fretta e con la sola mira di attirare finanziamenti da gestire, non importa da chi e per far cosa; dirigenti che vanno in pensione per poi essere riammessi perché erano stati costretti a chiedere di andare in pensione: da chi, perché?

Non posso e non voglio elencare tutte le brutte figure di un’amministrazione improvvisata, lacerata e rimessa in piedi per giochi di partito, per calcoli elettoralistici, senza programmi.

Se questa è la nostra amministrazione, è già tempo di iniziare la campagna elettorale, la campagna elettorale dal basso, quella fatta verificando la rispondenza tra promesse elettorali e risultati di gestione; valutando la congruità dei costi rispetto ai risultati conseguiti; quella che non sbandiera l’onestà del candidato, perché l’onestà la si deve dare per scontata; quella che valuta la competenza e non l’appartenenza; quella che dà giudizi prima di votare; che non chiude gli occhi prima di votare; che non si tappa il naso prima di votare; che si permette di dare i voti prima di votare.

Di tutto questo ci parla la chiusura di un mercatino delle pulci!

Apriamo noi la campagna elettorale e cominciamo a farla con una raccolta di adesioni per la riapertura del mercatino della prima domenica del mese. Basterà  un click su Mi piace.

Riappropriamoci di piazza del Duomo!

Giammario Maggiore, cittadino sdegnato.

 

 

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