Memoria

Le feste da ballo a Lucera

Nei primi anni Sessanta, quelli del boom economico, l’Italia aveva voglia di divertirsi e i giovani lucerini non erano da meno. Anche se le possibilità non erano tante, comunque, si andava a cinema e a ballare, organizzando feste in casa e, in estate, sópe i logge (sulle terrazze).

Per ballare bastava un giradischi e alcuni dischi, i famosi 45 giri, che diffondevano musica moderna: shake, twist, surf e lo slow, un ballo lento e romantico. Spesso queste feste asscívene mmossce (non riuscivano) per l’assenza delle ragazze. Ciò succedeva quando erano organizzate a casa di ragazzi; riuscivano meglio quando erano organizzate in casa di ragazze.

All’inizio della festa si partiva con i balli svelti; a un certo punto, quando l’ambiente si era riscaldato, si abbassavano un po’ le luci e partiva il disco del lento. Era questo il momento più atteso perché i giovani potevano parlare intimamente con la ragazza per la quale nutrivano interesse e farle la dichiarazione. Si strappavano appuntamenti, nascevano piccoli amori e amori grandi che sfociavano in fidanzamento; a volte, si andava incontro a cocenti delusioni.

Nelle feste organizzate dalle ragazze, in principio, si cercava di rispettare le rigide raccomandazioni dei genitori ospiti, mantenendo una distanza prudente tra i propri corpi. Quando si mostravano distratti o non si accorgevano dell’abbassamento delle luci, allora baci e strette mozzafiato. Non era raro, però, che nel buio si sentisse lo schiocco de nu marfale (di uno schiaffone) e l’immancabile frase “va sfútte a sorete” (vai a sfottere tua sorella). Allora, a ciamba longhe (a chi aveva osato troppo), con la guancia in fiamme, non rimaneva che battere in ritirata.

Succedeva immancabilmente che, in pieno ballo lento, i genitori, insospettiti da una calma insolita, accendessero all’improvviso la luce e allora si assisteva allo spettacolo di capelli fuori posto e rossetti sbavati, di ragazzi e ragazze con l’aria imbarazzata.

In queste feste non mancava u cacacazze (il rompiscatole), quello che, durante il ballo lento, munito di una spazzola o una scopa, toccava la spalla di un ragazzo e gli chiedeva il “cambio”, per ballare al suo posto. Dopo la metà degli anni Sessanta e agli inizi dei Settanta, le feste da ballo si organizzavano in locali, generalmente vecchie abitazioni a piano terra, presi in affitto con la colletta fra i giovani interessati. Erano, i cosiddetti “club”, dove l’allestimento era realizzato in economia, l’arredamento era fatto di mobili vecchi, recuperati chissà come e dove, e i dischi erano di proprietà comune. Nei club c’era maggiore libertà; si ballava, si amoreggiava e si giocava pure a carte.

Poi, sugli echi del Nord ove si ballava nelle discoteche con musica dal vivo, anche a Lucera si aprirono delle sale da ballo, come ‘a Sala Smeralde (la sala Smeraldo). In questi locali si esibivano complessini del posto e si ballava con musica e canzoni dal vivo.

Lino Montanaro

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