Lucera e i briganti
Il brigantaggio in Italia meridionale affonda le sue radici nella miseria e nell’ingiustizia sociale. Dopo l’Unità d’Italia, molti contadini e pastori, delusi dalle promesse non mantenute e oppressi dalle nuove tasse, si rifugiarono nelle montagne e nei boschi, formando bande di briganti. Lucera, con la sua posizione strategica, divenne uno dei centri nevralgici di questo movimento.
Tra i briganti più temuti vi era Carmine Crocco, un ex soldato borbonico che, dopo aver disertato, divenne il capo di una delle bande più feroci. Crocco e i suoi uomini terrorizzavano le campagne, attaccando i ricchi proprietari terrieri e le truppe governative. La sua banda era nota per la sua astuzia e la sua brutalità, ma anche per il sostegno che riceveva dai contadini locali, che vedevano in lui un difensore contro le ingiustizie.
Lucera non rimase indifferente a questa ondata di violenza. La città organizzò una propria difesa, formando la Guardia Nazionale, un corpo di volontari pronti a combattere i briganti. Tra questi, spiccava la figura di Raffaele Granata, un avvocato e patriota che divenne un simbolo di resistenza. Granata guidava le “coppole rosse”, così chiamate per i berretti rossi indossati dai militi, in numerosi scontri contro i briganti.
Uno degli episodi più drammatici fu la battaglia alla masseria Petrulli situata sulla strada provinciale San Severo – Castelnuovo tra Fiorentino e Costa di Borea. Il 17 marzo 1862, la banda di Crocco attaccò un distaccamento dell’8° Reggimento, Fanteria di stanza a Lucera nella caserma della Pietà, comandato dal capitano Richard. Nonostante il coraggio dei soldati, furono sopraffatti e massacrati. Granata, che avrebbe voluto intervenire, fu fermato dal generale Seismit Doda, un episodio che lasciò un segno indelebile nella memoria collettiva.
Con il passare degli anni, la repressione del brigantaggio divenne sempre più efficace. Le truppe governative, insieme alla Guardia Nazionale, riuscirono a catturare o uccidere molti briganti. Crocco stesso fu arrestato e condannato all’ergastolo. Tuttavia, il brigantaggio lasciò un’eredità complessa, fatta di storie di coraggio, disperazione e lotta per la giustizia.
Oggi, Lucera ricorda quei tempi con un misto di orgoglio e tristezza. Le storie dei briganti e dei loro oppositori sono parte integrante della cultura locale. La città celebra il coraggio di uomini come Raffaele Granata, che lottarono per difendere la loro terra e la loro gente. E mentre le ferite del passato si sono cicatrizzate, le lezioni di quei giorni difficili rimangono vive nella memoria collettiva.
Ascanio Iliceto