Memoria,  Storia & Archeologia

Lucera, la ferrovia e l’Unità d’Italia

1845, Lucera e tutta la Capitanata appartengono al Regno delle Due Sicilie, che nel 1839 aveva inaugurato la prima ferrovia d’Italia: la Napoli-Portici. Un giovane ingegnere pugliese di 36 anni, Emmanuele Melisburgo, si presenta dal Re Ferdinando II di Borbone per chiedergli la concessione di una ferrovia. Il suo obiettivo è convincere il sovrano borbonico che per collegare il Tirreno con l’Adriatico il porto di Manfredonia sia da preferire a quello di Brindisi. Sia perché molto più vicino alla capitale partenopea, sia perché è più facilmente difendibile grazie all’insenatura del Golfo.

Il Re concede la ferrovia, con un percorso via Avellino, Ariano Irpino, Bovino, Lucera e Foggia, e poi chiede anche la diramazione senza inversione di marcia per Canosa, Barletta, Bari, Brindisi e Otranto. Solo due anni dopo, però, presero il via i moti del 1848; il nostro ingegnere fu condannato a sei anni di carcere perché considerato un sovversivo e fu costretto a fuggire in Inghilterra.

Nel 1853 il Re decise la costruzione della tratta a spese dello Stato, ma chiese esplicitamente che i lavori partissero da Bari in direzione di Foggia. L’opera era però molto onerosa per il Regno delle Due Sicilie, che adottava una politica di indebitamento zero, per cui la concessione venne riaffidata al nostro ingegnere Melisburgo, nel frattempo riabilitato e rientrato in patria.

Nel 1856 i lavori partirono da Bari, ma un tale Delahante, che aveva ricevuto la concessione per la ferrovia adriatica da San Benedetto del Tronto a San Severo, fece pressioni politiche perché voleva che la sua linea si innestasse a Foggia su quella per Napoli senza dover invertire la marcia del treno, e quindi senza passare da Lucera.

Lungaggini burocratiche e problemi finanziari bloccarono i lavori fino a quando Garibaldi nel 1860 si incontrò a Teano con Vittorio Emanuele II e gli consegnò l’Italia unita. A quel punto le priorità del nuovo stato virarono sui collegamenti Nord-Sud e sull’itinerario caro ai britannici della Valigia delle Indie: nel 1870 fu ultimata la ferrovia adriatica da Ancona a Brindisi, e solo successivamente fu realizzata la Napoli-Foggia, con ingresso del treno a Foggia da sud e quindi poco pratico per i collegamenti tra la Puglia e Napoli-Roma-Firenze (problema che ci trasciniamo ancora oggi).

Lucera e Manfredonia furono collegate a Foggia alcuni anni più tardi, ma con semplici diramazioni a binario unico e a carattere locale.

Chissà, se solo Garibaldi avesse aspettato qualche anno per la Spedizione dei Mille, forse avrebbe consegnato a Vittorio Emanuele II una Capitanata all’avanguardia dal punto di vista ferroviario.

Antonio De Troia

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