Antropologia & Arte,  Memoria

Personaggi: Costantino Catapano

Dal 1455, anno di nascita della stampa a caratteri mobili, e fino agli inizi dell’Ottocento le tipografie, con sapienza, arte, passione, hanno stampato libri, manifesti, documenti vari per un pubblico ristretto. Solo in seguito, il libro e il giornale, da merce rara per pochi, furono a disposizione di una cerchia più ampia di cittadini. Pertanto, in ogni città, crebbe il numero di tipografie.

Lucera ebbe la sua “moderna” tipografia nel 1837, quando Salvatore Scepi, tipografo di origini siciliane, ne inaugurò la sede di via Umberto Bozzini, dandole il suo nome.

La Tipografia Scepi, fedele custode della professionalità e del rigore degli antichi stampatori, in breve tempo si affermò fino a diventare fornitrice degli uffici giudiziari, di amministrazioni comunali ed enti pubblici della Capitanata, per i quali realizzava ogni tipo di stampati, registri, bollettari, ecc.

L’attività, ben presto, si estese alla stampa di giornali locali, locandine e libretti delle rappresentazioni teatrali del Reale Teatro Maria Teresa Isabella, poi divenuto Teatro Garibaldi. Si affermò come editrice di diverse pubblicazioni molto pregiate, tra le quali: la «Storia di Lucera» di Gianbattista D’Amely, del 1861; la «Storia dell’antica Lucera» di Benvenuto Colasanto, canonico della Basilica Cattedrale di Lucera e insigne professore di filosofia e matematica nel seminario lucerino, del 1894.

La Tipografia Scepi, di discendenza in discendenza, ha continuato la sua attività fino a oggi, pur tra le difficoltà dovute ai profondi cambiamenti della tecnologia e del mercato.

Nei primi anni del Novecento, per opera di Tommaso Pesce, un’altra tipografia entrò in attività a Lucera: la Tipografia Pesce con sede all’interno del Palazzo Follieri, in via San Domenico.

Dotata di moderne macchine e di caratteri di scrittura particolari (i famosi caratteri Pesce), si specializzò nella stampa delle partecipazioni di nozze, nascita e prime comunioni e di pubblicità commerciale, di lusso ed economica. Nel frattempo produsse le cartoline-foto della città che, ancora in circolazione, sono memoria visiva della vecchia Lucera. Inoltre, fu editrice di pubblicazioni pregiate: «Cinema Teatro», rivista teatrale illustrata di Roma e «Il Gazzettino dei sanitari», rivista dei Sanitari della Capitanata. E di alcuni giornali di Lucera: «Convivio» giornale letterario, «Il Frizzo», giornale umoristico e «Il Saraceno».

La Tipografia Pesce, negli anni Quaranta, fu ceduta a Costantino Catapano, il fondatore della “mitica” cartolibreria e tipografia omonima; una vera eccellenza, una istituzione vanto di Lucera.

Egli iniziò l’attività di tipografo  quando rilevò la Tipografia Pesce e fino ai primi anni ’50 operò in un locale in via IV Novembre. Successivamente trasferì la sua attività in un locale di Piazza Gramsci e, qualche tempo dopo, in uno altro più spazioso della stessa piazza. Con questo trasferimento, l’azienda si ampliò con l’attività di libreria, diventando per decenni una delle eccellenze di Lucera.

Una bella storia, perché per un lungo periodo la Libreria Catapano è stata parte della storia culturale di Lucera. Un punto d’incontro di intellettuali, scrittori e poeti e di riferimento per studenti e appassionati di letture di ogni genere, non solo di Lucera.

Il suo non era solo un lavoro; quella per i libri era innanzitutto una passione che ha trasmesso ai figli e agli eredi che tuttora operano in Lucera.

Quelli di una certa età ricorderanno sicuramente l’odore inebriante della carta stampata che pervadeva l’intera libreria, un misto di carta umida e aria stantia, un luogo magico, un posto ove, al pari della famosa Biblioteca comunale, si poteva respirare “sapere e cultura”..

Personalmente la libreria porta con sé ricordi venuti da lontano, quasi dimenticati, quando mio padre, finita la scuola, mi portava nella Libreria Catapano a scegliere dei libri da leggere, consigliato da Don Costantino, i cui consigli mi hanno insegnato il valore dell’immaginazione e mio padre non mi ha mai impedito di leggere tutto quello che volevo, nel momento stesso in cui lo desideravo. Leggevo come un forsennato, tanto che mia madre un giorno se ne uscì dicendo: quiste lègge pure ‘a carte d’u merluzze, per dire che leggevo tutto quello che mi capitava, anche la carta di giornale che avvolgeva il pesce comprato ammizz’a chiazze.

Costantino Catapano è stato, inoltre, un importante poeta dialettale; le sue poesie, scritte in un vernacolo comprensibile a tutti, si leggono con grande diletto.  Dotate di uno stile leggero e intrigante, sono pervase da quell’ironia bonariamente maliziosa che a Lucera germoglia facilmente sugli aspetti della vita, quando si vuole tratteggiare una situazione comica o grottesca, usando sottili sottintesi.

Lino Montanaro

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