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Storia dell’ex convento Ss.ma Annunziata (Sant’Anna) di Lucera

La storia di questo fabbricato inizia molto prima dell’istituzione dell’Orfanotrofio della ss. Annunziata ed è una storia che si snoda nei secoli raccontando la vita sociale, culturale e spirituale della città.

Se ne parla già agli inizi del 1300 come luogo dell’antico episcopio voluto da Stefano, vescovo di Lucera dal 1302 al 1304, che dovette ampliarsi con la casa di Berlingiero Severino che gli eletti acquistarono agli inizi del 1600 per adibirla a orfanotrofio.

Nell’edificio di imponente grandezza, nel 1617 circa, nasce l’Orfanotrofio femminile sotto il nome di “Maria Santissima Annunziata” allo scopo di ricoverare ed educare le orfane nubili e le giovani figlie delle famiglie povere.

Infatti, con delibera del 24 luglio 1616 – leggiamo testualmente nell’atto del notaio lucerino Felice Palumbo – gli eletti Ottavio Caropresa, Giovanni del Vecchio e Alessandro Cito, si preoccupavano di “dare alloggio a delle orfanelle vergini che non avevano ancora una loro dimora” e decidevano quindi di acquistare per 1000 ducati una casa da Berlingiero Severino posta dentro le mura di Lucera vicino alla cappella della ss. Annunziata.

Scrive il d’Amelj, nella Storia della città di Lucera, che la “Cappella della ss. Annunziata è l’Oratorio delle Orfane dette della SS. Annunziata, che fu fondato nel 1617 dai confratelli dell’antica Chiesa di S. Maria delle Camerelle, oggi S.Maria delle Grazie. Il locale dell’Oratorio è vastissimo, e contiene un numero di oltre centotrenta orfanelle, parte alimentate a peso dello Stabilimento dotato da pii legati, e parte a carico di particolari benefattori”. Per l’acquisto veniva utilizzato il donativo di 500 ducati degli eredi del quondam Leonardo Prignano dottore in utroque.

I restanti 500 ducati li avrebbe forniti il sagro hospitale delle Cammarelle il quale, si legge ancora, provvederà anche a versare la somma di altri cento ducati annui per le necessità di detto conservatorio.

Si legge ancora, nell’atto, che dette vergini “ponno ascoltare messa per un ponte che vi si è fatto tra la casa e la chiesa”. L’arco, che fungeva da passaggio per la cappella della ss. Annunziata (sul lato di via P. d’Angicourt) aveva le stesse caratteristiche architettoniche del convento. Il ponte, conosciuto come “l’arch’ ’i ruffanèlle” (arco delle orfanelle), fu abbattuto nel 1890, durante i lavori di restauro voluti per ridare l’originario aspetto al nostro tempio trecentesco.

In data 31 luglio 1621 l’iniziativa benefica avrà anche l’assenso di papa Gregorio XV tramite bolla pontificia, conservata, quest’ultima, insieme all’atto del notaio Felice Palumbo presso l’Archivio di Stato di Lucera.

Dei tanti fatti legati al convento ci piace ricordare un episodio della vita del Padre Maestro San Francesco Antonio Fasani: “Era il gennaio del 1734 e il Padre Maestro con una persona di fiducia si presenta alla casa indicata in via Torretta dove trova una vedova con l’unica figlia. Superando le rimostranze della madre che egli conobbe connivente nel male strappò l’innocente giovinetta a quella indegna e la fece ricoverare presso l’orfanotrofio femminile della città”. Il giovane patrizio lucerino (che della fanciulla abusava, n.d.r.), di cui si conosce anche l’identità, arrivò persino a minacciare di morte il santo lucerino pur di far estromettere l’infelice dall’orfanotrofio, ma ogni suo tentativo fu vano.

Ritroviamo successivamente detto conservatorio nel catasto onciario del 1754 e notiamo che, a seguito di cospicui lasciti, può disporre di notevoli rendite che lo rendono autonomo e non più dipendente dagli aiuti del Sagro Hospitale.

Tra gli innumerevoli affittuari troviamo Pietrantonio di Troja, nonno di don Alessandro de Troja (1801 – 1834, Servo di Dio, sacerdote lucerino, n.d.r.) e apprendiamo inoltre che nei locali sottostanti il conservatorio, prospiciente alla piazza, vi era il Fondaco per l’arrendamento del sale per la regia corte.

Si legge ancora, sempre nel catasto onciario, che venivano pagati otto ducati annui al portinaio per il pensiero delle chiavi e che, infine, venivano concessi venti ducati annui peril maritaggio delle orfane.

Grazie a importanti lasciti, alla metà del Settecento l’Istituto è provvisto di notevoli beni che lo rendono autonomo e non più dipendente dal contributo dell’ospedale di S. Antonio Abate. Dai libri dei conti riferiti al periodo 1681-1809 si apprende che il  Conservatorio era dotato di un ricca rendita patrimoniale – costituita da affitti di terraggi, terreni, vignali e vigne, pigioni di case, annualità di capitali (annui censi) ed altro – e amministrato da un Governatore.

Nel 1754 il Conservatorio risulta intestatario di capitali e censi che fruttano una rendita annua di 400 once; di 36 unità immobiliari tra case, botteghe e fondaci e di estesi appezzamenti di terreno.

Nel tempo, l’istituto è continuamente disciplinato dall’autorità ecclesiastica ed è positivamente giudicato negli atti delle visite Pastorali, come quelle del 1798 (santa visita del 19 aprile ed editto del 25 giugno); del 1800 (santa visita del 5 settembre e lettera pastorale del 23 dicembre); del 1801; del 1803; del 1805 e 1809.

Nel 1864, ad opera del Municipio di Lucera, nei suoi locali fu aperto l’asilo infantile, successivamente denominato “Asilo d’Infanzia Regina Margherita di Savoia”.

L’amministrazione dell’istituto, dichiarato ente morale con r.d. del 05/06/1874, era retta da una speciale Commissione nominata dal consiglio comunale, a capo della quale vi fu per molti anni il presidente della Congregazione di carità, da cui dipendevano, oltre all’orfanotrofio dell’Annunziata, anche l’orfanotrofio san Carlo(ex convento dei Carmelitani) e l’orfanotrofio Pellegrino(ex convento degli Agostiniani) ed i monti di pietà Cimino-Gargano e Nicola Pascale (quest’ultimo amministrato fino al 1904 dalla congregazione dei Bianchi).

Nell’ottobre del 1898 nella struttura si insediarono le suore figlie di Sant’Anna, che la gestirono fino al 1985. Nel 1908 il Conservatorio ha un capitale di oltre 210 000 lire con una rendita annua di circa 11 200 lire. L’Asilo è frequentato da “200 bambini d’ambo i sessi, che vi sono trattenuti per 10 mesi l’anno, dalle otto e mezzo all’Avemaria, e ricevono un’abbondante minestra a mezzogiorno, e un panino all’uscita. Il Comune vi spende L.5000 l’anno”.

Nel 1930 l’Istituto cessa l’attività di Conservatorio di orfane e nel 1931 la sua proprietà passa all’ente morale “Orfanotrofi Riuniti di Lucera”, oggi IPAB (Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza) Orfanotrofi Riuniti di Lucera con sede presso l’Istituto “San Carlo e Pellegrino” di piazza S. Leonardo.

I locali “dell’Asilo di Infanzia Margherita di Savoia Scuola Materna e Scuole Elementari annesse” vennero rimessi a nuovo nel 1953 quando il portale principale in pietra e quello laterale, dalle forme barocche, vennero eliminati a seguito di un discutibile intervento di rifacimento della parte inferiore della facciata.

Risale probabilmente a tale periodo il rivestimento con nuovi mattoncini in cotto della parte bassa della originaria facciata dell’edificio . Nei terranei dell’edificio hanno nel tempo trovato sede diverse associazioni e circoli ricreativi: l’Associazione musicale Santa Cecilia, insediata dal maestro Silvio Mancini all’inizio del XX secolo, il movimento politico dell’“Uomo Qualunque”, la sezione del Partito Liberale Italiano e quella dei Democratici di Sinistra, la CGIL.
Il convento è stato utilizzato dalla Parrocchia della Cattedrale per l’attività di catechismo fino agli anni 90.

Tracce dell’antico convento ancora ben visibili che raccontano la lunga e densa storia dell’edificio.

Senz’altro la parte dell’edificio non prospiciente sulla Piazza, dall’interno esprime meglio il costruito del cinque-seicento poiché non ha subito modifiche. Una bifora è visibile sulla semplice facciata laterale.

All’interno vi è un bel chiostro e un giardino dotato di un pozzo, il cui orlo è ricavato da una pietra vulcanica; vicino vi è una grossa lastra di pietra con la seguente iscrizione:

NONNE CUM SITI – RETIS PETRAM EXCIDI ET FLUXERUNT – AQUÆ IN SATURI – TATE ESDR. IV. C.I.

È presente ancora la cappella sita al primo piano e, sopra la scalinata, due affreschi, uno raffigurante S. Maria Patrona con al di sotto le suore che invocano la grazia per il terremoto e l’altro l’Annunziata.
A piano terra l’antico accesso che era provvisto della ruota per gli esposti.

Francesco Romice

(Associazione culturale Luc’era c’è !)

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