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Lucera e una particolare “ricevuta” in italiano dell’epoca di Dante
Come tutti sappiamo, dal 15 al 24 agosto del 1300 il notaio di Barletta Giovanni Pipino, incaricato dal Re Carlo II d’Angiò, si occupò di condurre lo sterminio della colonia saracena di Lucera. I superstiti della strage vennero venduti come schiavi in tutto il Regno di Sicilia – a quell’epoca andava dall’Abruzzo alla Calabria, ad eccezione della Sicilia che era sotto il controllo aragonese – mentre Lucera cambiò il proprio nome in “Città di Santa Maria“. Uno dei documenti superstiti ancora oggi custodito presso l’Archivio della Basilica di San Nicola a Bari risulta essere veramente interessante. Innanzitutto è scritto su carta bambacina che a differenza del grosso dei documenti dell’epoca…
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Le chicche di Franco (5): un’ode ad un cappuccino del Settecento
Durante una delle mie ricerche presso degli archivi lucerini mi capitò sotto mano un foglio volante che poco aveva a che vedere con i registri che stavo consultando. Dopo una veloce lettura mi accorsi di essere di fronte ad un’ode stupenda, inedita e che sono sicuro valga la pena leggere e condividere. Chi scrive è un padre lucerino il quale, appassionato dal predicare di Padre Francesco Saverio da Napoli – cappuccino e famoso oratore nella metà del Settecento – scrisse per lui questi versi probabilmente durante la settimana santa del 1756 utilizzando poi il retro per i suoi conti di dare e avere. Qualcuno, negli anni seguenti, forse compiaciuto per…
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Le chicche di Franco (3): le chiese di San Giacomo
Dagli appunti presi su documenti dell’Archivio della Parrocchia di San Giacomo si apprendono interessanti notizie circa la vecchia chiesa che nel 1775 pare venisse sostituita da una nuova costruzione la quale, a sua volta, dopo alterne vicende venne definitivamente abbattuta mentre al suo posto venne eretta l’attuale fabbrica che affaccia sull’omonima piazza. La parola ai documenti: L’arciprete Domenico Ciaburri nel 1774, prendendo possesso della parrocchia, trovò la chiesa così malconcia che gli sembrò più un’osteria che una chiesa. Fu giudicata dai periti chiamati a visionarla prossima al crollo per via delle innumerevoli lesioni, per cui il Ciaburri pensò di abbatterla per costruirne un’altra. I lavori iniziarono il 4 gennaio 1775…