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Leggende lucerine: u scazzamurìlle
A Lucera u scazzamurìlle è un personaggio fantastico, figura singolare del nostro folklore e dell’immaginario collettivo, una specie di elfo o di gnomo, un folletto il più delle volte molto dispettoso, che si diverte a fare gli scherzi o i dispetti. L’etimologia del termine scazzamurìlle è la composizione tra le parole , scazzà = scrostare e murìlle = muro, perché ha l’abitudine di grattare e scrostare i muri. Piccolo di statura (non più alto di 40/50 cm.), bruttino, peloso, vestito di panno color tabacco, con cappello a punta in testa, scalzo. Non appare mai di giorno, perché non gradisce essere visto dagli umani. Senza essere notato, riesce a entrare nelle…
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Personaggi della Lucera minore: u cciaccate
U Cciacciate è il soprannome di un personaggio della Lucera di una volta, molto famoso, che abitava in una delle casette basse a ridosso della chiesa di Sand’Andúne (Sant’Antonio Abate, in via Federico II), ora scomparse. Abituale frequentatore di un bar Ammizz’u Lareghe che ormai ha cessato la sua attività, era diventata una presenza costante la sua motoretta parcheggiata lì davanti. Egli era noto per tante cose e anche per un aneddoto che ha come protagonista la statua di Augusto, posta all’angolo tra la Villa Comunale e l’inizio del viale Castello. La statua ha una mano con delle dita mancanti, che sono state rotte da soldati canadesi di stanza a…
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Le quattro cappelle perdute
Originariamente i lati della Cattedrale di Lucera erano liberi come lo sono tuttora; di diverso pare ci fossero solo due porticati laterali. Successivamente, per necessità pastorali, durante i secoli furono edificate le cappelle di: Le quattro cappelle furono abbattute (tra il 1874 e il 1890) quando il Duomo fu dichiarato monumento nazionale,, per ordine della Sovrintendenza ai Monumenti. Il progetto di ristrutturazione fu voluto dagli ispettori Francesco Bongioannini e Giacomo Boni e sostenuto dall’allora ministro Ruggiero Bonghi.Insieme alle quattro cappelle esterne, fu abbattuto anche “L’ARCHE D’I RUFFANÈLLE“ (l’arco delle orfanelle), un collegamento tra la cappella della Ss.ma Annunziata e l’annesso Orfanotrofio, ove erano accolte le orfane di Lucera (successivamente diventato…
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La poesia dialettale lucerina: “‘A granezzose” di Enrico Venditti
L’avvocato Enrico Venditti con poche pennellate dipinge il ritratto di una ragazza che fa la preziosa. Con l’ultimo verso la cancella. Una poesia, com’è nel suo stile, asciutta e chiara. ‘A GRANEZZOSE di Enrico Venditti Nen c’è che ddì. Ére ‘na bbèlla stacche ‘ccussì ‘nghjuppate e che nu musse russce cume e nu timbre de ‘na ceralacche. Ma quanne a smercijave ammizze u strussce nen déve rètte. Cume e ‘na reggine jéve sèmbe c’a puzze sotte u nase. Nne reréve, guardave a ase a ase, ma se vutave cu nu surdelline. LA SUPERBA di Enrico Venditti Non c’è che dire. Era una ragazza vistosa così formosa e con le labbra…
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Le feste da ballo a Lucera
Nei primi anni Sessanta, quelli del boom economico, l’Italia aveva voglia di divertirsi e i giovani lucerini non erano da meno. Anche se le possibilità non erano tante, comunque, si andava a cinema e a ballare, organizzando feste in casa e, in estate, sópe i logge (sulle terrazze). Per ballare bastava un giradischi e alcuni dischi, i famosi 45 giri, che diffondevano musica moderna: shake, twist, surf e lo slow, un ballo lento e romantico. Spesso queste feste asscívene mmossce (non riuscivano) per l’assenza delle ragazze. Ciò succedeva quando erano organizzate a casa di ragazzi; riuscivano meglio quando erano organizzate in casa di ragazze. All’inizio della festa si partiva con…
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Le tradizioni della Quaresima e di Pasqua a Lucera
Tanti, tra i nati negli anni 40’ e 50’, hanno ancora un forte ricordo delle tradizioni lucerine d’a Quaresème e de Pasque.Tutto iniziava con u Merculedì d’i Cènere (il Mercoledì delle Ceneri); nelle chiese si spargeva, sóp’a cape (sulla testa dei fedeli) ‘a cènere, ottenutabruciando i rami di ulivo benedetti la Domenica delle Palme dell’anno precedente. In questo giorno tutti eravamo tenuti o dejúne (digiuno eucaristico), regola inderogabile che era rispettata in tutte le famiglie lucerine. Durante ‘a Quaresème, anche nei venerdì bisognava rispettare ‘a devezzióne: mangiare di magro, cioè evitare come cibo la carne e i suoi derivati.I ragazzi, nel periodo quaresimale, erano tenuti a fare i fiurètte (i…
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La granita ovvero ‘a gratta marianne a Lucera
Una volta, prima che il ghiaccio fosse prodotto artificialmente, esistevano nel Sub Appennino e nel Gargano i nevére (le neviere), scavate nella roccia o ricavate in grotte naturali, dove era conservata la neve caduta durante l’inverno. Dopo un’abbondante nevicata, la neve pulita, raccolta e portata in questi anfratti, era pigiata, livellata e ridotta in strati per formarne blocchi di ghiaccio, separati da strati di paglia. In estate, i blocchi, coperti da sacchi di iuta, raggiungevano il più velocemente possibile i vari negozianti, a dorso di muli o con carretti, per evitare che si sciogliessero. Costoro rivendevano il ghiaccio, a blocco intero o a pezzi, a tutti per la conservazione dei…
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Il Bar De Chiara
Il Bar De Chiara è un locale che ha scandito il tempo e permesso la crescita d’intere generazioni di giovani lucerini, tra scherzi, risate, chiacchiere e giocate a biliardo. In una sua celebre canzone, Ligabue parla del bar come di una seconda casa. Infatti, molti giovani lucerini hanno avuto nel mitico Bar De Chiara una seconda casa. Esso non offriva molto, rispetto ai bar eleganti di oggi, ma ci trovavi ospitalità e per tanti giovani di allora era il luogo dell’incontro, della conoscenza degli altri, dell’amicizia, dello svago, degli scherzi e a volte dello studio. Si parlava di tutto, di scuola, dei fatti della città e del mondo e anche…
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Il gioco “Zomba pila pile”
“Zomba píla píle” è la pittoresca definizione del gioco della cavallina. I giochi dei bambini sono figli del tempo ed espressione dell’ambiente sociale ove sono praticati. Oggi, i giochi, creati dalla moderna tecnologia e dall’industria ricreativa, non richiedono ai bambini e ragazzi quell’impegno e quella fantasia che erano necessari negli anni passati. Essi si costruivano i giocattoli (carrettini, carriole, spade, archi, frecce, ecc.) con i materiali che riuscivano a recuperare e creavano giochi di gruppo e momenti di socializzazione. In fondo, c’era voglia di divertirsi e stare con gli altri in “mezzo alla strada” o negli “spazi aperti”. Come in questi giochi, fatti di abilità e precisione: mazze e píveze…
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Origine dei toponimi dei quartieri e rioni di Lucera – Parte seconda
Tutti i nomi dei quartieri e dei rioni di una città hanno un’origine sia di luogo, di funzione, degli abitanti, e anche a Lucera è così. Per alcuni si sono persi , nel tempo, l’origine dei toponimi, per altri invece l’origine è più certa. Di seguito se ne elencano alcuni: Lino Montanaro