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Un documento di Carlo V per la città di Lucera

Quest’anno ricorrono cinquecento anni dall’emanazione del documento pubblico o diploma vergato su pergamena e spedito, da Londra, dall’imperatore Carlo V alla città di Lucera datato 9 giugno 1522 conservato nel fondo manoscritti della locale Biblioteca Comunale “R. Bonghi” oggetto di discussione della mia tesi di laurea in Paleografia latina. Pertanto, riporto di seguito alcuni passi della ricerca condotta tre lustri fa.

“(…) Questo lavoro intende proseguire la strada tracciata da Armando Petrucci[i] con il suo lavoro sugli antichi documenti originali del comune di Lucera fino all’anno 1496. (…).

     (…) Della storia del fondo delle pergamene del comune di Lucera sappiamo ben poco, almeno per quanto riguarda le sue più antiche vicende e prima del Petrucci mai questi documenti sono stati oggetto di uno studio d’insieme. (…).

     (…) Il documento qui esaminato è stato trascritto, forse non dall’originale, in sole due occasioni: la prima, in ordine di tempo, è una copia manoscritta cartacea anonima, numerata pp. 28 coll. 54-11-272, probabilmente del XVIII secolo, conservata presso la Biblioteca Comunale “R. Bonghi”, l’altra edita in appendice all’opera di Giambattista D’Amelj, Storia della città di Lucera[ii], il quale testo con molta probabilità era tratto non dall’originale. È anche possibile che il diploma nel corso dei secoli sia stato esibito dinanzi alla Regia Camera, insieme agli altri privilegi, affinché la città non venisse data in feudo. (…).

(…) Fatti di Lucera sotto il Governo Vicereale spagnuolo in Napoli[iii]

«La nostra città si mostrò molto attaccata a Carlo V, ed a prò del medesimo si sobbarcò a non lieve sacrifizio. Gli donava ducati diecimila perché necessitato dalle condizioni del suo Regno a chiederli.

Per altro rimase di ciò soddisfattissimo, e per mostrarne la gratitudine verso di Lucera, con Diploma de’ 9 Giugno 1522, spedito ai sindaci della Città Marchese Corrado e Giovanni Ramamondi, promise in vim contractus et pactione legis tenere la Città in perpetuo come Regio Demanio, non potendosi né alienare né dare in feudo ad alcuno, né anche al suo primogenito. Volle, in caso che si fosse contravvenuto a tale sua disposizione, che i Lucerini avessero il dritto opporsi a qualunque siasi magistrato supremo, e chiamare in ajuto altre Città, e di assoldare gente all’uopo, senza tema d’incorrere nel delitto di ribellione, autorizzando così Lucera quasi a divenire ribelle verso di lui stesso, se non serbato avesse le fatte concessioni.» (…).

     (…) Il documento pergamenaceo è rilegato in pelle (in questo senso le fonti sono scarse) non coeva, ma presumibilmente risalente agli anni ’30 del XIX secolo; in aiuto a quella che potrebbe essere un’ipotesi, storicamente documentata, di chi sia stato l’autore materiale di tale rilegatura sono le direttive dell’Intendente di Capitanata nell’anno 1827 relative al patrimonio librario e riguardanti la buona conservazione dei libri. L’Intendente indirizzo alla biblioteca un rilegatore, a nome di Giuseppe Righi, per l’affidamento di lavori di legatoria[iv]. Buona è la qualità della pergamena ed un discreto spessore caratterizza le cinque carte di cui consta il documento, redatto naturalmente in lingua latina. Le carte godono di un discreto stato di conservazione; l’inchiostro è sbiadito in alcuni punti: tutte le carte misurano mm 445×331; le cc. 2-3 riportano il testo del documento sia sul recto che sul verso, mentre la c. 4 è vergata solo sul recto e alla c. 5v. è vergato il seguente titolo, risalente ad epoca successiva, Privilegium Demanii Civi(ta)tis Lucerie concessum per imperatorem Carolum V, firmato De Palma Canc(elliere); le cc. 1 e 5 sono da intendersi come “carte di guardia”; sono evidenti segni di usura e fioriture di muffe ai piatti anteriore e posteriore, sui quali è inciso, in posizione centrale, lo stemma dorato della Città di Lucera. (…).

     (…) Il documento, relativamente alle carte scritte, presenta vistose sottolineature a matita di colore diverso. In alto a destra delle cc. 2-4 recto è riportata numerazione da 1 a 3 e in corrispondenza d’inizio rigo sono state tracciate a volte delle linee in altre dei punti, la cui presenza rivela che il diploma è stato oggetto di studio nei secoli passati; diverse fioriture di muffe interessano tutte le carte, senza però intaccare significativamente il testo riportato; sono presenti i segni di piegatura in quattro su tutte le carte; dalla lettura dell’escatocollo è possibile stabilire con certezza che il diploma era provvisto, come di consueto, del relativo sigillo imperiale di tipo pendente purtroppo non pervenutoci: esso era sicuramente unito al foglio, nella parte inferiore rinforzata ripiegandone il lembo, mediante lacci di seta o di canapa o di lino o anche con striscioline di pergamena o di carta[v]. (…).

     (…) Il diploma qui presentato è stato rogato presso la cancelleria dell’imperatore Carlo V, ufficio avente caratteristica itinerante; infatti, il medesimo documento è stato emesso nella città di Londra. (…).

     (…) in tutte le carte del diploma qui esaminato, la scrittura utilizzata è la cosiddetta “cancelleresca italica” o “italica testeggiata”. Negli ultimi decenni del Quattrocento e nei primi anni del secolo seguente in alcuni codici dovuti alla mano di abili amanuensi e nei documenti emanati dalle maggiori cancellerie italiane (e da quella pontificia in particolare) compare un nuovo tipo di corsiva, sostanzialmente derivante dall’umanistica corsiva, ma caratterizzata da precisi elementi cancellereschi; (…).

(…) Edizione Critica

1522 giugno 9, Londra.

     L’imperatore Carlo V invia ai sindaci della città di Santa Maria detta Lucera, marchese Corrado e Giovanni Ramamondi, diploma con il quale conferma il privilegio di città di Regio Demanio, già rilasciato dai precedenti sovrani, e promette in forza della stessa concessione di tenere la città in perpetuo come Regio Demanio, non potendosi né alienare, né dare in feudo ad alcuno, neanche al suo primogenito; se si agirà contro tale disposizione, i lucerini avranno il diritto di opporsi a qualunque magistrato supremo e chiamare in aiuto altre città, di assoldare gente senza incorrere nel delitto di ribellione. Da parte sua, la città di Santa Maria dona alla corona diecimila ducati carlini. A tal proposito il sovrano ordina che detto pagamento venga effettuato nella città di Napoli presso il consigliere reggente del tesoro Simoni Ruiz e il consigliere tesoriere generale Ludovico Sanchez ai quali è stato conferito mandato di riscossione.

     Originale, Biblioteca Comunale di Lucera “R. Bonghi”, fondo manoscritti [A]. Copia manoscritta cart. anonima (sec. XVIII?), pag. 28 (sta in: Elementi per la storia lucerina -Vol. I), Biblioteca Comunale di Lucera “R. Bonghi”, coll. 54-11-272 [B]. D’AMELJ, Storia della città di Lucera, 1ª ed. Scepi, Lucera, 1861, p. 415, da A, n° ordine 15118, n° scaffale 44c, n° spartimento 12 [C].”

Luigi Montuori


[i] A. Petrucci, I più antichi documenti originali del comune di Lucera (1232-1496), Bari, Società di Storia Patria per la Puglia, (Codice diplomatico pugliese XXXIII) (con F. Petrucci Nardelli).

[ii] G. D’Amelj, Storia della città di Lucera, tip. Scepi, Lucera, 1861.

[iii] Idem.

[iv] www.bibliotecaprovinciale.foggia.it

[v] A. Pratesi, Genesi e forme del documento medievale, Jouvence, Roma, 1999, p. 71.

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