Citazioni Ungaretti

Citazioni

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Citazioni su Lucera

Kazimieri Alberti

scrittrice

Lucera che al principio sul corpo statuario aveva il peplo, in testa l’elmo di Pallade, pregava nel tempio di Apollo e parlava la lingua di Omero; nell’epoca romana si cucì addosso l’imponente tunica latina, frequentò con passione il circo e si bagnò nelle terme; con l’Imperatore svevo si avvolse nel “burnus” e devotamente si toglieva le scarpe prima di entrare nella moschea.

Kazimeri Alberti
da Segreti di Puglia nella trad. di A. Coppola (1951)
segnalata da Walter di Pierro

La Venere di Lucera vive, là dove è nata! Ha resistito a tutte le mode della linea femminile. Il gotico, il rococò, la <<maschietta>>. […] Sono passati i secoli, ma la Venere trovata nelle Terme brucia, infiammata dalla forma eternamente attuale, delle proporzioni classiche, che entusiasmano tutti e non invecchiano mai.

Kazimeri Alberti
da Segreti di Puglia nella trad. di A. Coppola (1951)
segnalata da Walter di Pierro

Leandro Alberti

Frate Domenicano, storico e filosofo

Sono gli habitatori di questa patria molto astuti e varij. Onde se il loro ingegno accomodassero alle virtuti, si come lo disponeno all’astutia, riuscirebbero huomini di grand’affare, benché però vi siano huomini ben qualificati e virtuosi.

Leandro Alberti
da Descrittione di tutta Italia, nella quale si contiene il sito di essa, l’origine et le Signorie delle Città et delle Castella, Bologna, 1550
segnalata da Alessandro De Troia

Riccardo Bacchelli

scrittore

Il castello, dominatore di una delle più belle vedute di Puglia, fra gli Appennini e il Gargano sulla gran distesa del Tavoliere, dov’egli [Federico II] ebbe palazzo e fortezza, è in massima parte costruzione degli Angioini; di svevo serba ben poco; ed è solatia rovina, dove intorno brucano le pecore sotto la guardia vigile dei cani da pastore, e dove solo della Torre della Regina resta tanto da risuscitare nella fantasia le eleganze architettoniche che l’abbellirono. E il vento primaverile, che stormisce nelle feritoie e nelle brecce del fiero recinto, par che dia al sole schietto la melanconia dell’ala del tempo, lieve cosa senza rimedio.

Riccardo Bacchelli
da La Stampa del 18 giugno 1929
segnalata da: Walter di Pierro

La cattedrale di Lucera, città dai bei portali, è una grande opera che sorge da un terreno diseguale; e l’industria degli architetti, invece di spianarlo, che sarebbero stati buoni tutti, s’è ingegnata coi contrafforti arditi e varii a sostenerla sulla disparità del terreno, in modo da farne una fabbrica piena di naturale imprevisto e di grazia ardita.

Riccardo Bacchelli
da La Stampa del 18 giugno 1929
segnalata da: Walter di Pierro

Giovanni Boccaccio

scrittore e poeta

E per dispetto della Chiesa mandò a Tunisi per una gran quantità di Saracini e diede loro per istanza una città stata lungamente disfatta, chiamata Lucera, come che i volgari la chiamino Nocera, nel mezzo quasi di Puglia piana; ed egli per sé dall’una delle parti, la quale è alquanto più rilevata che l’altra, vi fece un mirabile e bello e forte castello, il quale ancora è in piè. I Saracini nel compreso della terra disfatta fecero le lor case, come ciascun poté meglio; ed essendo il paese ubertoso, volentieri vi dimorarono, e multiplicarono in tanta quantità che essi correvano tutta la Puglia, quando voglia ne venia loro.

Giovanni Boccaccio
da Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante di Giovanni Boccaccio a cura di Domenico Guerri
segnalata da: Alessandro De Troia

Piero Calamandrei

politico e giurista

Ebbi appena il tempo per intravedere, attraverso la città per recarmi all’udienza, rapidi scorci di castelli e di chiese, austeri di arte e di storia…

Piero Calamandrei
da Ricordo di civilità in “Lucera. 4 novembre 1950”. Numero unico a cura del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Lucera (Lucera, tip. C. Catapano, 1950)
segnalata da: Walter di Pierro

A Giuseppe Mazzini – nel primo anniversario – della Repubblica italiana da Lui vaticinata – il popolo di Lucera – da questa prima meta raggiunta – sulla via segnata da Lui – rinnova la solenne promessa: – Non vano nome e vuota forma – ma pienezza di fede morale – solidarietà umana – giustizia sociale – fratellanza di libere patrie – questa la Repubblica che il popolo italiano saprà conquistare e difendere – col voto con la scuola col lavoro – perché il grande vaticinio si compia – nei secoli. – 2 giugno 1947.

Piero Calamandrei
Lapide dedicata a Mazzini, dello scultore foggiano Beniamino Natola, presso il municipio di Lucera, testo tratto da Il Corriere di Foggia, 23 giugno 1947, fasc. 25
segnalata da: Walter di Pierro

Rare volte ho avuto la sensazione come ebbi in quell’aula, delle profonde radici che ha nella civiltà italiana il senso del diritto: ma questa sensazione poteva essermi data così viva in una città come Lucera, che ha secolari tradizioni di cultura giuridica e di gloriosa avvocatura. Ed anche per questa testimonianza confortante sono grato agli amici di Lucera e sono ossequiente a quel Foro.

Piero Calamandrei
da Ricordo di civilità in “Lucera. 4 novembre 1950”. Numero unico a cura del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Lucera (Lucera, tip. C. Catapano, 1950)
segnalata da: Walter di Pierro

In momenti in cui passano ancora sul mondo, come folate di uragano, clamori di barbare apocalissi, la compostezza raccolta e silenziosa di questi antichi centri cittadini, in cui si conservano le tradizioni di una civiltà millenaria, si ripresenta nel ricordo come un rifugio e come una consolazione. Che il destino conservi la pace, e questa tradizione di fiducia nella ragione e nel diritto, alla colta e civile Lucera, e ai cari amici accoglienti e dotti! … così avveniva a Lucera, in quella indimenticabile aula giudiziaria nella quale, anche nella semplicità dell’arredo, si respirava antica e solenne civiltà.

Piero Calamandrei
da Ricordo di civilità in “Lucera. 4 novembre 1950”. Numero unico a cura del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Lucera (Lucera, tip. C. Catapano, 1950)
segnalata da: Walter di Pierro

Carlo I d’Angiò

Re di Sicilia

Dite al Sultano di Lucera che io con lui non voglio che battaglia, e che o io manderò lui nell’inferno o egli me nel Paradiso.

Carlo I d’Angiò
da G. Villani – Storia Fiorentina, tom. 1, lib. 7
segnalata da: Alessandro De Troia

Carlo d’Angiò

Re di Sicilia e Napoli

Lux erat.

Carlo d’Angiò
da F. Delle Donne, Federico II: la condanna della memoria
segnalata da: Alessandro De Troia

Norman Douglas

scrittore

L’interno è del tutto abbandonato, non vi è dubbio; hanno costruito metà della città di Lucera con le sue pietre, così come Federico le faceva estrarre dalla primitiva cittadella romana sottostante; ma quanto meno la desolazione è armonica. Non vi sono sentieri cintati di filo spinato tra le rovine, non vi sono chioschi di bibite e volgari ricostruzioni di ponti levatoi e regolamenti di polizia urbana a ogni angolo; non vi sono donne vistose intente a scarabocchiare cartoline illustrate da spedire agli amici. Vi è solo pace.

Norman Douglas
da Norman Douglas, Vecchia Calabria, introduzione di John Davenport; traduzione di Grazia Lanzillo, 1962
segnalata da: Lino Montanaro

These are the delights of Lucera: to sit under those old walls and watch the gracious cloud-shadows dappling the plain, oblivious of yonder assemblage of barbers and politicians. As for those who can reconstruct the vanished glories of such a place –happy they!

Queste sono le delizie di Lucera: sedersi sotto quelle vecchie mura e guardare le graziose ombre di nuvole che bagnano la pianura, ignaro della massa di barbieri e politici laggiù. Quanto a quelli che possono ricostruire le glorie svanite di un simile posto – contenti loro!

Norman Douglas
da Old Calabria (1915)
segnalata da: Alessandro De Troia

Federico II Hohenstaufen

imperatore e re di Sicilia

Città dei Sanniti, un tempo era stata l’illustre Lucera
e la ricchissima consorte del regno beneventano:
l’adirato Costanzo mi distrusse e Federico
mi fece risorgere bella e potente.

Federico II Hohenstaufen
da F. Delle Donne, Federico II: la condanna della memoria
segnalata da: Alessandro De Troia

Matteo Fraccacreta

scrittore e poeta

Lucera apre le porte: in sul Castello
Il Minutolo innalza il suo vessillo,
Ercole d’Este ecco al suo Re rubello
A Fernando, che a tant’onor sortillo
Di Duce in Puglia, al Duca suo fratello
Ubbidisce, che al suo partito unillo,
Col Conte di Apricena, e di Avellino,
Carlo di Sangro, altro Baron vicino.
Castelli alle falde, alle pendici
Dell’Appennino alla Regal clemenza
Chieggon perdono; all’armi sue vittrici
Lucera col Rival fa resistenza.
Anche alle squadre sue saccheggiatrici
Ercole il Duce reo di sconoscenza
Fa fronte in Foggia: il Re di sdegno avvampa,
Volgesi in Sansevero, e qui si accampa

Matteo Fraccacreta
da M. Fraccacreta, Teatro Topografico Storico-Poetico della Capitanata e degli altri luoghi più memoraibili e limitrofi della Puglia, Tomo V, 1837
segnalata da Tommaso Palermo

Giovanni Paolo II

Papa

Lucera, “città della luce”. Questa spontanea assonanza, che sgorga dalla radice del nome, evocata qui, nella chiesa cattedrale, porta spontaneamente alle labbra le parole di Gesù: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8, 12), “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5, 14)

Giovanni Paolo II
dal Discorso alla popolazione di Lucera davanti alla Cattedrale – 25 maggio 1987
segnalata da: Alessandro De Troia

Ho definito Lucera “città della luce”. Adesso devo anche aggiungere: “città della voce”, perché non mancano voci in questa città. Ma la voce è sempre espressione del cuore. Non mancano i cuori, qui.

Giovanni Paolo II
dal Discorso alla popolazione di Lucera davanti alla Cattedrale – 25 maggio 1987
segnalata da: Alessandro De Troia

Ferdinand Gregorovius

storico

Qui parve quasi ci muovesse incontro quella serena quiete, tutta propria in Italia alle città storiche di provincia, il cui fascino meraviglioso e attraente non ha l’eguale nel mondo. L’aria calda e soleggiata è pregna e mossa tutta dall’alito del passato. Tempi e culture, scomparse da secoli, mandano da’ loro monumenti una elettrica potenza: è il magnetismo della storia. Qui nulla di nebbioso, nulla di romantico, come nel settentrione. Ogni avvenimento si disegna innanzi alla fantasia netto, limpido, tranquillo, come le linee cilestri e il porporino delle montagne laggiù, nel lontano orizzonte.

Ferdinand Gregorovius
da Raffaele Mariano(trad.), F. Gregorovius, Nelle Puglie (1882)
segnalata da: Walter di Pierro

Ibn Wasil

Ambasciatore e scrittore

Andai ambasciatore a Manfredi da parte del gran Sultano Baibars nel mese di ramadàn del 659 (agosto 1261), e soggiornai trattato con onore presso di lui in una città della Puglia, nella Terra Lunga contigua alla Spagna, a nome Barletta. Vicino al paese in cui risiedevo, c’era una città a nome Lucera, i cui abitanti son tutti musulmani dell’isola di Sicilia; lì si tiene la pubblica preghiera del venerdì, e vi si professa apertamente il culto musulmano. Questa città è così dal tempo dell’Imperatore padre di Manfredi. Egli aveva intrapresa colà la costruzione di un Istituto scientifico perché vi fossero coltivati tutti i rami delle scienze speculative; e la maggior parte dei suoi familiari e funzionari di corte erano musulmani, e nel suo campo si faceva apertamente appello alla preghiera e la preghiera canonica stessa.

Ibn Wasil
da F. Gabrieli, Storici arabi delle Crociate
segnalata da Alessandro De Troia, Tom Palermo

Anacleto Lupo

scrittore

Concepito come un vasto luogo di svago, fu dapprima adibito alle lotte di gladiatori, a spettacoli ginnici e alle fiere ed esecuzioni capitali, successivamente decadde con il trionfo del cristianesimo e l’abolizione degli spettacoli cruenti.

Sul colle più alto di Lucera, in posizione strategica nel controllo del territorio circostante, si erge imponente la Fortezza Svevo-Angioina.

Anacleto Lupo
da Analceto Lupo, Lucera tutta intera: tutta nostra, tutta vostra
segnalata da: Marta Pellegrino
si ringrazia per la foto Giuseppe Trincucci

Cesare Malpica

giornalista, avvocato e poeta

Un teatro, un collegio, un edificio pe’ Tribunale, una Chiesa famosa, un Capitolo che è modello di virtù, magistrati, professori, un popolo quieto ed operoso, de’ miglioramenti perfezionati o cominciati, che più ti manca, O Lucera, per crescere in Civiltà? Nulla, se seguiterai ad essere qual sei.

Cesare Malpica – 1840
da un articolo di G.B. Gifuni pubblicato sul Corriere Padano il 22 settembre 1936
segnalata da: Massimiliano Monaco

Manfredi di Svevia

Re di Sicilia

E radunato a Lucera un esercito ansioso di strage, […] il giorno di mercoledì di questo mese di dicembre, […] ci capitava di cavalcare in aiuto di alcuni dei nostri, che si nascondevano vicino a Troia […] e subito gettandosi con grande prontezza in battaglia […] seguivano gli avversari verso Foggia.

Manfredi di Svevia
da una lettera del 3 dicembre 1254 in F. Delle Donne, L’epistolario di Pier della Vigna
segnalata da Alessandro De Troia

Giorgio Manganelli

scrittore e giornalista

La prima volta che arrivai in Puglia, molti anni fa. in lambretta, la Puglia mi venne incontro con le mura spietate di Lucera: fu un lungo arrivare, per una strada tortuosa, e quelle mura stranamente luminose all’inizio della pianura, ferme davanti agli occhi per un’ora, mi persuasero che ero arrivato in tempo per l’arrivo della prima nave spaziale. Chi comincia la Puglia da Lucera, può puntare al Gargano o arenarsi a Foggia. Il Gargano non è illuminista. Direi che la Puglia non lo è mai, ma nel Gargano è specialmente accanita.

Giorgio Manganelli
dal Corriere della Sera del 13 dicembre del 1977
segnalata da: Walter di Pierro

Nur ad Din Alì ibn Musa ibn Said

Torna in questo compartimento la città di Lusir (Lucera), dove l’imperatore [Federico II] dié sede ai Musulmani, che egli aveva cacciato dalla Sicilia.

Nur ad Din Alì ibn Musa ibn Said
da M. Amari, Biblioteca Arabo-sicula
seganalata da Alessandro De Troia

Orazio

poeta

A te, vecchia, si addice la lana
raccolta nella rinomata Lucera,
non cetre, non fiori rossi di rosa,
non orci scolati fino alla feccia.

Orazio
da Horatii Carmen III. 15
segnalata da: Francesco Zaccaria

Antonio Salandra

Presidente del Consiglio e politico

Lucera non è, per la postura sua, il centro della provincia; ma deve alla gloriosa istoria, alla sovrapposizione in lei, della civiltà antica e della medievale, di essere stata e di rimanere il focolare della vita intellettuale di questa provincia. La nobile Lucera, il cui più antico titolo gentilizio è scritto in un’ode di Orazio, era la naturale sede dell’Istituto di cultura classica, mediante il quale, per la prima volta in questa provincia, lo Stato si assumeva il compito della educazione e dell’istruzione delle classi medie…
Che Lucera resti, quale è sempre stata, uno dei fari più luminosi della vita intellettuale del Mezzogiorno d’Italia.

Antonio Salandra
da LUCERA. Numero unico a cura del Consiglio dell’ordine degli Avvocati e Procuratori. Novembre 1950
segnalata da Massimiliano Monaco

Vittorio Sgarbi

storico dell’arte

Non so in che cosa: forse, nel nome di Lucera c’è qualcosa che mi attrae. Già il fatto che abbiate un pittore così raro e insolito come Ar, vuol dire che c’è uno spirito che altrove non c’è. E quindi, il mio rapporto con Lucera è un rapporto istintivo. La prima volta che sono venuto, mi è sembrata una città bellissima. Ne ho visto i monumenti, e la mia predilezione o la mia attrazione per Lucera, probabilmente, è di tipo irrazionale. Cioè, non è che possa dire ‘Lucera è più bella di’; però, già è un luogo bellissimo d’Italia. Poi, la struttura della piazza, la cattedrale, il vostro stesso museo: un museo poeticissimo, un po’ in abbandono, che però, sarebbe bene evitare di ristrutturare cambiandone il carattere. Qui, le cose, così come sono, anche nel loro abbandono, e nella speranza che si possa contenere l’abbandono, senza trasformare lo spirito dei luoghi, è evidentemente una delle ragioni per cui io ho un pensiero positivo e felice ogni volta che vengo a Lucera.”

Vittorio Sgarbi
dall’intervista registrata da Massimiliano Monaco nel novembre 1998 all’inaugurazione della mostra delle opere di G. Ar a Lucera presso la scalinata del Convitto Bonghi. Dal DVD “Lucera Multimedia”
segnalata da: Walter di Pierro, Massimiliano Monaco

Mario Soldati

scrittore, giornalista e regista

A Lucera, nella cantina del vivissimo oste Lorenzo Carapelle: pizza pugliese, pecorino, taralli asciugabocca, e, soprattutto, quel meraviglioso vino rosato del posto, che chiamano “Cacc’e mitt”, Caccia e Mette, appunto perché (questa, almeno, è la mia interpretazione dello strano vocabolo) si «mettono» nel torchio le uve, e subitissimo se ne «cacciano» fuori le bucce: il vino, fermentando così senza le bucce, resta “rosa”.

Mario Soldati
da Mario Soldati, Vino al vino
segnalata da: Lino Montanaro*

Strabone

storico e geografo

E così della pianura come in molte altre parti si trovano indizii della signoria che Diomede ebbe in que’ luoghi. Di tal sorta sono alcuni antichi voti consacrati nel tempio di Minerva in Luceria, la quale fu anch’essa un’antica città dei Daunii, ora ridotta a piccolissima cosa.

Strabone
da Geografia, Libro VI Capo V
segnalata da: Michele Giardino

Torquato Tasso

poeta e scrittore

Ed altri abbandonò Melfi, e Nocera,
E ‘l culto pian, dove si sparge, e miete,
Di Troja, di Siponto, e di Matera,
E di Fogia, che accende estiva sete.

Torquato Tasso
da Gerusalemme Conquistata, Tomo 1
segnalata da Tom Palermo

Massimo Troisi

attore

Questa piazza di Lucera soddisfava l’austerità e la bellezza che cercavamo. Per questo abbiamo deciso di girare qui questo film.

Massimo Troisi
Dichiarazione rilasciata durante un’intervista concessa sul set del film “Le vie del Signore sono finite”, aprile 1987
segnalata da: Walter di Pierro

Giuseppe Ungaretti

poeta

Quando sarai arrivato già dentro Lucera, al Belvedere, e da quell’ameno paesaggio ti sporgerai sul precipizio che va a cadere dove prima la pianura fugge, la città ti apparirà che si inalbera simile a un promontorio, a un salire dalle sue porte militari per amabili pendii verso il brusco orrore del vuoto”.”In un delta oblungo e come sposando il silenzio, il Duomo è fermo su una terra a onde. Duomo della città di S. Maria. Ma commemora lo scatenamento d’un furore. La pietra cotta e la cruda, stinte, patinate, penetrate l’una nell’altra, hanno avuto dal tempo un’unità di giallo leggermente ombrato: è una facciata alta, impettita, piallata, orba con quel suo finestrino nel rosone, tagliente, coperta dal tempo di un colore di grido represso.

Giuseppe Ungaretti
dal Reportage di Giuseppe Ungaretti, datato 5 giugno 1934 e pubblicato dalla Gazzetta del Popolo di Torino
segnalata da: Lino Montanaro

Quando t’apparirà da lontano l’arco ogivale di Porta Troia e vedrai in un volgersi immenso di solitudine Lucera, dal chiarore infinito del grano, balzata sui suoi tre poggi, potrà succederti che alcuni fra i più avventurosi fantasmi della storia vengano a mettersi allato.

Giuseppe Ungaretti – 1934
da Luigi Paglia, Prose daunie (2005)

Mentre starai per partire, il tempo si guasterà. Apparirà nel cielo un affrettarsi di nuvole nere. Come succede sempre, alla imminente bufera le pietre balzeranno. Nell’arretrarsi dei loro sangui e dei loro ori che fra il Leone e la Leonessa incupiranno, esse assumeranno una nettezza strana: un giorno consumato ringiovanirà, astratto, eterno, nudità finalmente lucida…

Giuseppe Ungaretti – 1934
da Luigi Paglia, Prose daunie (2005)
segnalata da: Alessandro De Troia

Ma come nascenti da questo bellissimo rudere, ecco dal Belvedere vedrai che là in cima si svolgono, invece della Cittadella araba, i 900 metri di cinta della fortezza alzata dal Nasuto. È come una corona posata, e da questo punto sembra che basterebbe un venticello a smuoverla. Salirai. La vedrai nelle sue pietre sbiadite, d’un rosso e d’un giallo quasi bianchi, mossa e annodata nella sua quadratura da ventidue torri poligonali, e dal Leone e la Leonessa, moli cilindriche altissime e grosse d’una vertigine unica sulla ripidità della scarpa. Dal lato meridionale, sotto ci sono le fornaci, coi loro laghetti fra il grigio della creta che verrà cotta: una miniatura: un vero presepio colle pecore che ora passano: ahimè, una gran disgrazia per la fortezza! Quei fornaciai coi loro scavi hanno fatto sì che ora sono lesionate e pendono la Leonessa e tutta la cortina colle torri da quella parte. Trattandosi di terreni appartenenti al Comune, non dovrebbe essere difficile concedere ai fornaciai altre cave in punti, che non mancano, dove la loro opera non sarebbe se non proficua. Entrerai nella fortezza: nessuna rovina produce un maggior effetto di ampiezza disabitata, di piazza morta e senza confine… Nessuna m’ha lasciato un uguale senso d’opacità del destino, un senso così esagerato di scoramento…

Giuseppe Ungaretti – 1934
da Luigi Paglia, Prose daunie (2005)
Letta da Ciro Sponzilli
segnalata da: Mimmo Napolitano
Citazione di Ungaretti letta da Ciro Sponzilli

Citazioni di illustri lucerini

Ruggiero Bonghi

deputato e ministro

La libertà è il principio d’ogni bene e d’ogni vita: persino viziata, agitata, scarmigliata, val meglio che un despotismo tranquillo; sono più i semi che feconda essa col soffio, che non quelli che il despotismo promette di sapere schiudere nella stufa. Ma scapigliata, scarmigliata, sconclusionata, le masse non la tollerano, perché impazienti de’ danni che intanto soffrono. Cio è necessario che ricordino bene tutti coloro i quali desiderano veramente che duri e prosperi; tutti coloro i quali, sapendo le prove ch’essa ha fatte in Grecia ed in Roma, in Inghilterra ed in America, sperano che le rinnovi tra noi.

Ruggiero Bonghi
da “La Libertà”, in “La Perseveranza”, 19 febbraio 1867
segnalata da: Alessandro De Troia

Autografi e dediche

Giuseppe Garibaldi

generale e condottiero

Ill .mo Sig. Sindaco
Accetto con gratitudine la rendita vitalizia di lire trecento generosamente votata a mio favore da cotesto consiglio comunale.
Dev.mo V.ro
G. Garibaldi

Giuseppe Garibaldi
dal Sito del Comune di Lucera
segnalata da: Walter di Pierro

Giovanni Pascoli

poeta

Ill.mo Signor Sindaco, mi scusi del ritardo. Ho avuto troppo da fare, e non so se l’epigrafe sembri degna dell’argomento e della città. Ci ho messo soltanto della buona volontà. Il motivo è tratto, come ella vede, dai ricordi svevi di Lucera. Ma, piaccia o non piaccia l’iscrizione, la nobile città e la S. V. Ill.ma voglia credere all’ammirazione e all’affetto del loro dev.mo Giovanni Pascoli
Bologna 12 Apr. 1911

Giovanni Pascoli
dal Sito del Comune di Lucera
segnalata da: Walter di Pierro
[bozza dell’epigrafe su Garibaldi]

Tutto maiuscolo, lettere uguali, salvo Giuseppe Garibaldi che si deve leggere più distintamente.

Se la parola bastardo sembra sconvenire, si sostituisca figlio.

Giovanni Pascoli
dal Sito del Comune di Lucera
segnalata da: Walter di Pierro

Juan Vicente Piqueras

poeta

Pensa un po’, non lo sapevo [ch]e avevo famiglia a Lucera! Con tutto il mio cuore.

Juan Vicente Piqueras
dal Festival della Letteratura Mediterranea (2004)
segnalata da: Costantino Postiglione

Carlo Prignano

(1893-1916), figlio di Girolamo, morto nella Grande Guerra

Ai miei cari!
Sono morto per l’Italia più grande più forte. Tutto ciò che è mio e che non crediate conservare per mio ricordo, vada a benefizio della famiglia più bisognosa di un nostro militare morto in combattimento. Viva l’Italia!
Il mio Testamento

Carlo Prignano
da InternetCulturale.it
segnalata da: Walter di Pierro

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