Giochi per adulti: la passatella
La passatella è un gioco molto diffuso a Lucera, quasi una filosofia di vita, un gioco di relazioni, un po’ difficile da spiegare, fatto con le carte e con bevute di birra (a volte con vino o liquori), che sembra derivi dall’usanza degli antichi romani di eleggere, quando pranzavano, il re del convivio, che dispensava e comandava sulle bevute.
Tutto ruota intorno ad un tavolo, al gioco partecipano più persone, le quali agiscono prevalentemente a squadra. Definito il tipo di gioco (carta più alta, primiera, ecc.), si distribuiscono le carte che individuano un primo vincitore, il quale è chiamato “il padrone”; successivamente, con una nuova assegnazione di carte s’individua il secondo vincitore che è chiamato “il sotto”.
Il Padrone comanda il gioco: può bersi tutta la birra in gioco o, dopo aver preso possesso bevendone una porzione, offre la birra ad altri giocatori. Il sotto, se vuole, può far bere la porzione di birra al giocatore cui è stata offerta, altrimenti se la beve. Ovviamente, quando padrone e sotto capitano due della stessa squadra vincente si dà da bere ai compagni di squadra.
Il gioco si complica quando il padrone e il sotto non sono della stessa squadra: allora si può creare un clima di scontro dove il padrone offre la birra ai suoi compagni di squadra e il sotto se la beve. Così il gioco può produrre “l’ulme” colui che per tutto il gioco non tocca un goccio di birra ma anche “u nbrejache” (l’ubriaco) il quale è costretto a bere molta birra per “reggere” il gioco dell’ulme. Portare “ulme” qualcuno è il vero obiettivo della passatella.
Sembra che il termine ulme provenga dal Medioevo quando c’era l’uso di concludere gli affari sotto l’olmo alla presenza “du nzanzane” e poi si andava all’osteria a bere il vino. La persona che non concludeva veniva lasciato sotto l’albero (l’olmo) e preso in giro.
Una variante è quella che vede la presenza di due padroni che comandano la birra alla pari. Questa versione crea una situazione più equilibrata e porta a scegliere soluzioni di compromesso così che spesso il gioco si conclude senza l’ubriaco ma con” l’ulme”.
A Lucera si giocava nei bar, in particolare presso il Bar Pozzuto, in Piazza Duomo, presso il Bar Gioia, presso i chioschi della Villa Comunale, presso il Circolo Enal, ma non sempre rimaneva un gioco perché qualche volta degenerava in risse anche con armi, come testimoniato dal trafiletto ripreso dal “Corriere di Foggia” del 30 giugno 1901.
Nel dialetto è stata coniato il modo di dire: T’agghje fatte ulme per indicare mandare a secco, a bocca asciutta o, anche, per indicare che qualcuno che è stato escluso da qualcosa.
Lino Montanaro
One Comment
Pietro
Salve,
Dove è possibile recuperare la scan del Corriere di Foggia citato nell’articolo?
Io sono il trisnipote di quel Luigi!