Tradizioni: i rimedi popolari di Lucera contro le malattie
Tanto tempo fa raramente si andava in ospedale ed il medico veniva chiamato solo nei casi più gravi perché bisognava pagarlo e questo non tutti erano in grado di farlo.
Allora si ricorreva alla scienza dei poveri, rimedi curativi rudimentali per far fronte alle malattie più disparate. A volte efficaci, ma che in alcuni casi peggioravano la situazione, tramandati di generazione in generazione.
Spesso l’arte di medicare e curare era affidata a maghi e praticoni. Tra superstizione e magia, preghiere, amuleti, erbe e pietre da portare addosso, facevano leva sull’ignoranza della povera gente.
Ecco alcuni rimedi popolari contro le malattie:
- Gli ematomi, la polmonite, per ripulire il sangue, e la pressione alta venivano curate con le sanguisughe (i sanguètte p’u sanghe aggrumete, p‘a pulmenìte, pe puluzzà u sanghe e p’i scalmane). Le sanguisughe venivano applicate alla piega dei gomiti o sulle spalle per far sottrarre il sangue ai pazienti;
- I raffreddori e le bronchiti venivano curate con un infuso (cataplasme) fatto con acqua bollente e semi di lino che steso su una pezza veniva applicata sul petto del paziente ( ‘na ciambate de seménde de lìne che acqua vullènde sóp’a ‘na pezzetèlle appujate sóp’o pítte d’u malate);
- I foruncoli (i caravúgne) venivano curati con un unguendo (u nguinde) grasso, appiccicoso e puzzolente che si spalmava sul foruncolo (grasse, leppúse e puzzulènde che si strecave sóp’u caravúgne);
- Per calmare il pianto dei bambini veniva dato loro ‘a pupatèlle, un pezzetto di stoffa o un fazzoletto imbevuto di zucchero (‘na pezzetèlle ‘mbosse c’u zucchere);
- Gli ascessi all’orecchio, le otiti, venivano curati infilando nell’orecchio il latte di una donna che stava allattando una bambina (premènne nd’a récchje u latte che stéve allattanne ‘na crejatúre);
- L’osso contuso o fuori posto o rotto veniva curato con una sorta di primitiva ingessatura, ottenuta con un impiastro preparato in un recipiente con il bianco dell’uovo sbattuto a neve, nel quale si inzuppavano fili di canapa (‘a stuppate);
- Le ferite erano curate con le ragnatele (‘a feliníje), l’unto dei capelli (l’unde di capílle), le pellicole interne della canna (l’ucchietìlle);
- Le emoraggie venivano curate con un’erba chiamata erba del pastore (‘a caprèlle);
- Il male di gola veniva curato con i tarallini di San Biagio (i taralluzze de Sanbejase), che venivano distribuiti in chiesa ai fedeli nelle ricorrenze dei predetti santi e consumati in famiglia per devozione;
- Gli gli occhi con le cisposi (scazzìlle) venivano curati con la pipì di un neonato (‘a pissce de nu crejatúre) o con la melma dell’abbeveratoio dei cavalli (‘a lóte d’u bbeveratúre d’i cavalle);
- Per i bambini che non volevano prendere sonno veniva dato loro un decotto (u papagne o u papagnóne) di papavero campestre. Veniva ottenuto unendo semi del papavero con acqua calda e zucchero. Era un rimedio dell’antica saggezza popolare lucerina ottenuto estirpando nei campi di grano, tra le erbe infestanti, anche il papavero. Le mamme lucerine seguivavano i consigli delle donne che avevano cresciuto tanti figli, non rendendosi conto che non si trattava di una semplice bevanda sedativa, ma che, in realtà, davano ai bambini un oppiaceo;
- Per curare le punture di vespa si strofinava uno spicchio d’aglio sopra la puntura ( se strecave ‘na capa d’aglje sópe u pungéche)
- L’ infezione purulenta del margine ungueale delle dita (i panarizze) veniva curato con un impasto di farina, oglio, latte, vino zucchero e pezzetti di lampascioni crudi (mbaste de faríne, úglje, latte, víne, zucchere e pezzetìlle de lambasscióne crúde);
- Le infiammazioni della vescica venivano curate con un decotto di acqua bollita con foglie di malva o con un in infuso con acqua calda e foglie di malva (nu decotte o ‘na nfusjóne de fogghje de malve);.
- La pressione ( i scalmane) veniva curata con un decotto di foglie di ulivo (decotte de fogghje de vulíve);
- L’ascesso veniva curato (maturà) con il grasso della carne di cavallo (‘a súgne de cavalle);
- Le escrescenze di consistenza dura che compaiono sulla pelle ( i púrre) venivano curate con il sangue mestruale o con un filo di seta legato sia escrescenza che ad una canna (c’u sanghe d’u marchèse o che nu fíle de sète attaccate a ‘na canne);
- Per far abortire ( frajà) una donna veniva utilizzato un infuso di acqua calda con piccole cipolle o testicoli di pecorone, prezzemolo e bucce di melograno (‘na nfusjóne d’acque cavede che cepólle o chegghjúne de picúre, petrusìne e scorze de granate);
- Per far aumentare il latte alle donne veniva utilizzato un infuso di acqua calda con il finocchio (‘a nfusjóne d’acque cavede che u fenúcchje) oppure veniva dato a queste donne il pancotto con le cipolle ( u panecútte ch’i cepólle);
- L’orzaiolo veniva curato con un unguento a base di olio di fegato di merluzzo ( u nguínde de úglje de fegate de merlúzze);
- Le malattie dell’intestino (paratúre) avevano come rimedio estremo quello di farci passare sopra la pancia una mano di un morto recente (fa passà ‘na mane de nu múrte friscke sóp’a tríppe);
- I calli venivano curati con le bucce di pomodoroa pezzo o con il lampascione a pezzi (scorze de pemmedóre a pízze o lambasscióne a pízze);
- Le emorroidi (i stumacale) venivano curate con un infuso di acqua calda con foglie di noci (‘a nfusjóne d’acque cavede che fogghje de noce);
- Le carie (i dínde tarlate) venivano curate infilando nel dennte un chicco di sale o del tabacco (nu poche de sale o de tabbacche).
Quando tutto diventava vano allora alla povera gente non rimaneva che invocare l’intervento dei santi guaritori, invocati a seconda delle specifiche competenze terapeutiche:
- Per le ferite veniva invocato San Sebastiano (Sande Sebbastjane), perché erano morto colpito dalle frecce;
- Per il fuoco di Sant’Antonio veniva invocato Sant’Antonio Abate (Sandandúne) perché da vivo aveva sofferto di malattie della pelle;
- Per i dolori di pancia veniva invocato Santo Erasmo (Sanderasme), perché nel martirizzarlo gli avevano tolto l’intestino;
- Per il mal di gola veniva invocato San Biagio (Sambijase). Perché aveva un bambino che stava per morire soffocato a causa di una lisca di pesce;
- Per le malattie degli occhi veniva invocata Santa Lucia (Sanda Lucíje) perchégli avevano estirpati gli occhi;
- Per le epidemie e per tutte le malattie con piaghe veniva invocato San Rocco (Sande Rocche). Perché era morto assistendo persone che erano state colpite da una epidemia;
- Per tutte le malattie della pelle veniva invocato San Bartolomeo (Sande Bartulumeje) perché era stato scorticato vivo:
- Per i brutti mali veniva invocata Sant’Agata (Sand’Aghète) perché le erano stati tagliati i seni;
- Per le bruciature e per le ustioni veniva invocato San Lorenzo (Sande Laurìnze) perché era morto sulla graticola.
Oggi molte di queste cure alternative hanno dato vita ad una nuova pratica: “l’omeopatia”. Noi uomini moderni, avremmo bisogno di sbarazzarci dei pregiudizi e dare ai vecchi rimedi conosciuti da millenni il credito che meritano.
Lino Montanaro
PER SAPERNE DI PIÙ:
- Giuseppina Bellucci .“LE TRADIZIONI POPOLARI DI LUCERA”, presentato da Giuseppe Trincucci – Grafiche Quadrifoglio snc – 2011.