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I solstizi, Lucera e il bosco sacro

I tre colli e i solstizi

A un certo punto dei miei studi nel campo dell’Archeoastronomia ho pensato di applicarne le tecniche anche alla nostra antica città. Questa disciplina (oggi insegnata anche nelle Università) usa l’astronomia per decifrare le motivazioni simboliche alla base delle scelte degli antichi costruttori di città, templi e altri monumenti. Per tutti i popoli antichi l’osservazione degli astri era determinante anche per queste scelte, non meno delle considerazioni pratiche.

La scelta stessa dei siti da adibire a luoghi sacri o a città era dettata in larga misura anche da considerazioni di questo tipo. Per esempio, grande importanza si attribuiva alla presenza di corsi d’acqua, sorgenti, monti e altre alture, specialmente quando la conformazione del paesaggio consentiva di osservare in certi modi particolari alcuni fenomeni come il sorgere e il tramontare del Sole nei quattro momenti fondamentali del suo ciclo annuale, cioè i due Equinozi e i due Solstizi. Per gli antichi questi sono sempre stati momenti “sacri” dell’anno, e in effetti anche oggi a quei periodi dell’anno corrispondono importanti feste religiose.

Gli studiosi di Archeoastronomia hanno studiato centinaia di esempi di questo tipo. Uno dei casi più ricorrenti è quello di luoghi scelti perchè da essi è possibile veder sorgere o tramontare il Sole ai Solstizi o agli Equinozi mentre è perfettamente inquadrato in una gola tra due alture. Oppure può trattarsi di due elementi del paesaggio che sono già naturalmente allineati al punto in cui sorge o tramonta il Sole agli Equinozi o ai Solstizi.

È appunto ciò che accade relativamente ai tre colli su cui sorge Lucera proprio nei giorni dei Solstizi. Infatti, se un osservatore si trova all’alba del Solstizio estivo all’estremità del colle Albano – cioè nel punto più alto della città dove oggi si trova il castello – può vedere il Sole sorgere in corrispondenza dell’estremità del colle Belvedere (cioè il punto della villa comunale in cui oggi si trova il Crocefisso) e delle pendici del colle Sacro.

La verifica può essere fatta con un programma di astronomia abbinato all’uso di Google Earth Pro. Ma può essere fatta facilmente anche osservando il fenomeno dal vivo.Il giorno del Solstizio estivo il Sole sorge in direzione est-nord, tra 57 e 58 gradi di azimut. E infatti, se dall’estremità ovest del colle Albano tracciamo su Google Earth una linea con questa direzione, intercettiamo prima l’estremità del colle Belvedere, e poi le pendici del terzo colle, cioè il colle Sacro dove oggi si trova il cimitero.

Il colle Albano è il punto più alto della città e dell’altura su cui è stata costruita ed è stato anche la sua prima zona abitata dall’uomo. Basti pensare che vi sono state trovate tracce di insediamenti umani risalenti al 3000 a.C. È evidente che esso è stato preso come punto di osservazione privilegiato anche sia del cielo che del territorio circostante, e questo fin dai tempi della fondazione della città. Su di esso fu costruita l’acropoli romana, e successivamente la Fortezza svevo-angioina.

Come ben sanno gli archeoastronomi, per quegli antichi uomini due colli vicini che si trovano allineati ai Solstizi rappresentavano un “segno” dato dalla natura stessa circa la sacralità del luogo. E se il fenomeno riguardava le estremità dei due colli nei loro punti più alti, era ritenuto ancor più significativo, proprio perché si tratta di punti “di confine”, al di la’ dei quali iniziava il dirupo, un po’ come se la terra si interrompesse; e questo limite al di là del quale si apriva il “vuoto” era visto come luogo privilegiato di manifestazione delle divinità.

Inoltre, in quanto punti più alti di un colle, rappresentavano anche un confine tra la terra e il cielo. Gli stessi Egizi prestavano molta attenzione ai picchi orientati in certi modi per la scelta dei siti sacri, come del resto allo stesso corso del fiume Nilo. Il simbolismo antico attribuiva un significato magico a tutti i luoghi liminari, che si trattasse del confine tra terra e mare, dell’ingresso di una grotta o della sommità di un monte.

Sicuramente fin dai tempi più remoti questo fenomeno è stato determinante per individuare come “sacro” quel bosco, e importante anche per scegliere tutta quell’altura come sede di una nuova città. I popoli antichi attribuivano a questi segni naturali un’importanza tale che spesso li creavano essi stessi tramite le loro costruzioni. L’esempio più celebre è quello della piana di Giza, in cui un osservatore posto nei pressi della Sfinge nel giorno del Solstizio d’estate può vedere il Sole tramontare perfettamente inquadrato tra la Grande Piramide e la piramide di Cheope.

Dunque il bosco era ritenuto sacro perché sorgeva su colli che erano allineati ai Solstizi, ed è per questo che essi furono stati scelti come sede di importanti templi, come quelli di Cerere e di Minerva.

Vi è anche una reciprocità di osservazione del Sole solstiziale tra i tre colli. Infatti, chi si trova all’altezza del Crocefisso sul colle Belvedere o alle pendici del colle Sacro nel giorno dell’altro Solstizio (quello invernale) può vedere il Sole tramontare in perfetto allineamento con l’estremità ovest della cima del colle Albano (oltre la quale inizia il durupo).

Questo fenomeno può essere visto facilmente anche oggi, data l’assenza di edifici tra il colle Belvedere e il Castello. Io stesso ho osservato il fenomeno dal colle Belvedere durante le mie passeggiate pomeridiane nella villa comunale nei giorni del Solstizio invernale del 2022. Dall’estremità del colle Belvedere, ho potuto ammirare il tramonto del Sole in perfetta corrispondenza con l’estremità del colle Albano. Il fenomeno è osservabile per buona parte del mese di dicembre, visto che il Sole in prossimità dei Solstizi rallenta e fa una piccola sosta prima di invertire il suo moto apparente nel cielo.

La luce dei Solstizi e l’etimologia della parola “Lucera”

Questo può aiutarci a fare chiarezza anche sull’annosa questione relativa all’etimologia del nome della città. Ne risulta infatti confermato il suo legame sia con l’idea di bosco che con la luce, che ora sappiamo essere la luce del Sole quando sorgere o tramonta ai Solstizi. Non possiamo quindi non concordare con ciò che afferma Andrea Amato nel suo articolo Luce nel bosco: una possibile etimologia della parola “Lucera”. Seguendo le argomentazioni di Leonardo Amoroso, Amato fa notare che, in latino,il lucus si distingue dalla silva proprio perché indica una vegetazione meno fitta che lascia filtrare la luce. Inoltre lucus deriva a sua volta da lux, luce. E ora sappiamo anche che non si trattava di una luce qualsiasi, ma proprio della luce del Sole ai Solstizi, cioè in due giorni che per gli antichi erano “sacri”. In quei giorni il primo raggio del Sole nascente attraversava il bosco all’alba intercettando le estremità dei colli. E il fenomeno era visto come una epifania divina che attestava la sacralità del bosco.

Ma le meraviglie non finiscono qui. Infatti, se dallo stesso punto estremo del colle Albano tracciamo la linea del sorgere del Sole all’altro Solstizio, cioè a quello invernale (azimut 122 gradi), la vediamo intercettare proprio la zona di Porta Troia, cioè un altro confine tradizionale di Lucera, in corrispondenza del quale si trovava una porta anche ai tempi dell’antica Roma, detta Porta Ecana, la quale segnava il confine sud della città. Lo vediamo in questa immagine.

Questo significa che i due confini a nord (colle Belvedere e colle Sacro) e a sud della città (Porta Ecana, cioè l’attuale Porta Troia) corrispondevano alla direzione del sorgere del Sole ai due Solstizi, così come potevano essere osservati dal punto più alto (il colle Albano). L’aspetto simbolicamente più interessante è che anche i Solstizi sono i limiti o confini del cammino solare, giunto ai quali il Sole si ferma e torna indietro.

Al Solstizio invernale il Sole sorge a est-sud (nel punto più a sud del suo cammino annuale), mentre al Solstizio estivo sorge in direzione est-nord (nel punto più a nord che può raggiungere). Tradizionalmente i due Solstizi erano chiamati Porte: il Solstizio Invernale era la Porta degli Dei, mentre il Solstizio estivo era la Porta degli uomini, tramite la quale le anime scendevano nell’incarnazione. Invece dalla Porta degli Dei potevano scendere solo le divinità che liberamente sceglievano di manifestarsi nel mondo terrestre.

Tuttavia, come autorevolmente spiega nelle sue opere Renè Guènon, la Porta degli Dei è situata a Nord, mentre la Porta degli Uomini è ubicata a Sud. Questo perché nel simbolismo tradizionale la direzione “sacra” è sempre il Nord. Non a caso anche la nascita di Gesù sarebbe avvenuta nei giorni del Solstizio invernale (Porta degli Dei) e a mezzanotte (la quale corrisponde alla direzione Nord).

E infatti alle due Porte Solstiziali a Lucera corrispondevano la Porta Sacra (che era quella situata sul colle Sacro, cioè in direzione Nord) e la Porta Ecana (cioè l’attuale Porta Troia, volta a sud).

L’asse equinoziale

Passiamo ora al sorgere del Sole equinoziale. Gli Equinozi sono punti intermedi tra i due Solstizi. Soltanto in quei giorni il Sole sorge esattamente ad est e tramonta esattamente ad ovest. Ai due Solstizi raggiunge invece il massimo allontanamento dall’Est e dall’Ovest precisi, rispettivamente in direzione Nord (al Solstizio estivo) e Sud (al Solstizio invernale). Ebbene, se dall’estremità ovest del colle Albano tracciamo la linea del sorgere del Sole all’Equinozio (azimut 90 gradi), intercettiamo in pieno le Terme romane (ma anche l’attuale piazza Tribunali e la chiesa di San Francesco).

Se invece la tracciamo dall’altro lato dell’attuale Castello (quello ad est) intercettiamo in pieno l’Anfiteatro romano (ma anche Piazza Duomo e la cattedrale). Quindi la linea dell’Equinozio corrisponde al “cuore” della città, cioè al centro storico di Lucera. Invece i due Solstizi ne tracciano i due estremi – i suoi confini tradizionali – cioè il colle Belvedere, il colle Sacro e Porta Troia. Tutto questo in perfetta analogia con il simbolismo cosmico degli Equinozi (centro della città) come punti intermedi tra i due Solstizi (confini nord e sud di essa). Dunque l’attività di monumentalizzazione della città avvenuta in epoca romana seguì volutamente queste direzioni, continuando a prendere come luogo di riferimento e osservazione il suo punto più alto, cioè la cima del colle Albano.

Questo significa anche che all’alba degli Equinozi un osservatore posto sul colle Albano può vedere il Sole sorgere esattamente in direzione dell’Anfiteatro. E vale anche il reciproco: chi si trova all’Anfiteatro al tramonto degli Equinozi può vedere tramontare il Sole in perfetto allineamento con il colle Albano (e quindi anche con il Castello).

Inoltre, se all’alba del Solstizio invernale ci troviamo sul colle Belvedere (sul quale si trovavano anche i templi e il Foro romano), possiamo vedere il Sole sorgere in allineamento con l’Anfiteatro.

Si tratta di geometrie perfette create a partire dai due colli e che non possono certo essere frutto del caso.

A questo punto appare chiaro che l’osservazione del Sole nei quattro momenti fondamentali del ciclo solare è stata determinante non solo per individuare il bosco come “sacro” e il sito come ideale per la costruzione di una città, ma anche per determinare le sue geometrie interne. I punti di osservazione scelti, come abbiamo visto, sono stati quelli più elevati dell’altura su cui è nata la città, in particolare il colle Albano. Anche questa scelta è conforme al simbolismo tradizionale seguito da tutti gli antichi popoli.

A partire da questo punto sono state individuate tre linee fondamentali, corrispondenti la prima alla direzione del primo raggio di Sole all’alba del Solstizio estivo (estremità e punto più alto del colle Belvedere, pendici del monte Sacro e relativo confine nord della città), la seconda all’alba del Solstizio invernale (che individua il confine sud della città corrispondente alla Porta Ecana e all’attuale Porta Troia) e la terza – perfettamente a metà tra le due solstiziali – corrispondente alla direzione del primo raggio di Sole all’alba degli Equinozi (la quale individua forse l’originario asse preromano est-ovest della città che corre dal colle Albano fino all’Anfiteatro e alle Terme romane).

Abbiamo visto che i punti dell’orizzonte in cui sorge il Sole si spostano lentamente nel corso dell’anno, giorno dopo giorno. In tal modo nel corso del suo cammino annuale il Sole nascente, visto dal colle Albano, si muove attraverso la città come un compasso da un Solstizio all’altro, disegnando con i suoi punti di levata un arco che va dal confine nord a quello sud della città dal 21 giugno al 21 dicembre, per poi tornare indietro nell’altro semestre dell’anno, cioè dal 21 dicembre al 21 giugno.

Questi due confini (colle Belvedere e colle Sacro da un lato e Porta Troia dall’altro) corrispondono alle due  “fermate” del Sole (i Solstizi): una volta giunto a quei punti estremi del suo cammino annuale, il Sole nascente giorno dopo giorno torna indietro, ridisegnando all’inverso lo stesso arco con i suoi punti di levata.

In particolare, la linea che dall’estremità del colle Albano punta al sorgere del Sole al Solstizio estivo marca il confine nord (l’estremità del colle Belvedere). All’Equinozio autunnale, cioè a metà del suo percorso, il primo raggio del Sole nascente illumina il cuore della città, cioè il centro storico. Al Solstizio invernale tocca l’opposto confine a sud di Porta Troia, e da lì inizia il viaggio di ritorno, durante il quale all’Equinozio primaverile intercetta di nuovo il centro storico e l’Anfiteatro e al Solstizio estivo ritorna al punto di partenza dell’estremità del colle Belvedere. A quel punto si ferma, torna indietro e ricomincia il giro. Possiamo anche immaginarlo come la luce di un faro che nel corso dell’anno, ruotando, per sei mesi attraversa lentamente la città dal confine nord a quello sud, per poi tornare indietro negli altri sei mesi.

Quindi la città è stata disegnata come una sorta di calendario solare che con i suoi confini corrisponde alle stagioni, da un Solstizio all’altro. Questo finalmente rende chiaro qual è il vero legame tra la “luce” e Lucera. Potremmo definire Lucera come “la città dei Solstizi”, ovvero della luce solstiziale.

È evidente che anche per l’antica Lucera l’astronomia si rivela una preziosa chiave di interpretazione del simbolismo sacro che ha dettato sia la scelta del luogo che la struttura del centro urbano.

Una città ordinatamente disposta in base alle direzioni del Sole osservate proprio dal punto più alto di quei colli che furono determinanti anche per la scelta del sito in cui costruirla. Non possiamo che ammirare e rimpiangere la sapienza costruttiva di quegli antichi uomini capaci di creare schemi geometrici conformati sia al paesaggio naturale che ai principali fenomeni cosmici, come appunto le levate e i tramonti del Sole nel giorno di inizio delle quattro stagioni dell’anno. Al confronto le nostre città in cui case e palazzi sono ammassati alla rinfusa ci appaiono come simboli dell’alienazione dell’uomo contemporaneo, ormai privo di qualsiasi connessione con il cosmo che lo ospita.

Nella bibliografia qui riportata indico alcuni testi utili per chi desidera approcciare l’affascinante materia dell’Archeoastronomia.

Giacomo Albano

Bibliografia

Cossard, Guido: “Cieli perduti. Archeoastronomia: le stelle dei popoli antichi”, Utet, 2018

Gaspani, Adriano: “Archeoastronomia. La conoscenza del cosmo delle popolazioni antiche”,‎ Fonte di Connla, 2012

Magli, Giulio: “Archeoastronomia. Da Giza all’Isola di Pasqua”, Pitagora, 2009

Magli, Giulio: “Da Stonehenge alle piramidi. Le meraviglie dell’archeoastronomia”, Brioschi, 2016

Spagocci, Stefano: “Archeoastronomia. L’Europa dai primordi al Rinascimento”, Press & Archeos,  2021

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