
La politica lucerina intesa come passione e senso civico nel dopoguerra
Nel periodo immediatamente successivo alla fine della Seconda guerra mondiale, anche a Lucera riprese la vita democratica, caratterizzata da una politica rivolta alla rinascita sociale, economica della città, dopo la disfatta bellica, con progetti e iniziative di significato e valore.
Per un lungo periodo, a Lucera la vita pubblica fu contraddistinta da partecipazione e condivisione e in cui il sale della politica era soprattutto l’impegno di amministratori e uomini di partito di largo spessore, ma anche, qualche volta, genuini e pittoreschi.
I maggiori partiti furono:
- il Partito Comunista Italiano (Pci), la cui sede era in piazza Duomo sotto il palazzo Cavalli
- il Partito Socialista Italiano (Psi), la cui sede era tra via Zuppetta e via Bovio, sotto il palazzo Uva
- la Democrazia Cristiana (Dc), la cui sede era in piazza Nocelli, sotto il Palazzo De Troia, come quella del Partito Repubblicano Italiano
- il Partito Liberale Italiano (Pli), la cui sede era in Piazza Duomo, sotto la Scuole Elementari Sant’Anna
- il Partito Socialdemocratico Italiano (Psdi), la cui sede era in Via Scassa
- il Movimento Sociale Italiano, la cui sede era in piazza Duomo al primo piano di palazzo de Peppo, poi anche anche nelle vie Zuppetta e Candida Mazzaccara.

Il Pci fu il punto di riferimento dei braccianti, contadini poveri, molti operai delle fabbriche di laterizi, dei mulini e pastifici; al Psi e al Psdi aderirono operai, professionisti, muratori e ceto medio cittadino di orientamento laico; alla Dc, sostenuta dalla gerarchie e dalle organizzazioni cattoliche, si aggregarono fittavoli, coltivatori diretti, piccoli proprietari terrieri e il ceto medio cittadino impiegatizio; il Pli raggruppò i vecchi liberali, i conservatori, i medi e grandi latifondisti, il Msi a cui aderirono, almeno originariamente, i nostalgici del vecchio regime.
Gli iscritti al PCI erano i cumbagne, quelli della DC i biancofiore, quelli del PLI i suraciare, quelli del PSDI i pataracchje. La lotta politica continuò con l’affermazione dei partiti di massa ed il consolidamento di un sistema pienamente democratico, mentre l’attività politica venne fatta, principalmente, con comizi e pubblici incontri, manifesti e megafoni e, non da ultimo, con messaggi contenenti sfottò verso gli avversari politici, come: “Cumbagne, íje fatiche e tu magne” (Compagno, io lavoro e tu mangi, indirizzato ai comunisti) e “Janche u fióre, ma nirve ‘u córe” (Bianco il fiore ma nero il cuore, indirizzato ai democristiani).

Oppure con filastrocche contenenti sfottò verso gli avversari politici, che potevano aiutare ad incrementare il consenso, come: O Bianco Fiore‘a gallíne à fatte l’ óve u janghe s’è squacciate u russce è trijunfate oppure E magnatílle e zucatílle stu lemóne,ca íje u sacce che te piace, Decaspereteja fà capace,ca u cumuníste adda resultà, quelle cantate dai comunisti, O Bianco Fiore, ‘a gallíne à fatte l’ óve, u janghe è trijunfate, u russce s’è squacciate oppure O Bianco Fiore, ‘a gallíne à fatte l’ óve, l’à fatte chiatte chiatte. cúm’a facce de Togliatte, quelle cantate dai democristiani. Con il redimensionamento delle ideologie, tutto questo è diventato storia.
Le filastrocche sono tratte dal libro ”LE TRADIZIONI POPOLARI DI LUCERA” di Giuseppina Bellucci
Lino Montanaro

