Le quattro cappelle perdute
Originariamente i lati della Cattedrale di Lucera erano liberi come lo sono tuttora; di diverso pare ci fossero solo due porticati laterali.
Successivamente, per necessità pastorali, durante i secoli furono edificate le cappelle di:
- Santa Maria di Costantinopoli, lato via Carlo d’Angiò;
- L’Arciconfraternita della Morte, lato via Carlo d’Angiò;
- La Ss.ma Annunziata, lato via Pietro d’Angicourt;
- L’Arciconfraternita dei Bianchi, lato via Pietro d’Angicourt.
Le quattro cappelle furono abbattute (tra il 1874 e il 1890) quando il Duomo fu dichiarato monumento nazionale,, per ordine della Sovrintendenza ai Monumenti. Il progetto di ristrutturazione fu voluto dagli ispettori Francesco Bongioannini e Giacomo Boni e sostenuto dall’allora ministro Ruggiero Bonghi.
Insieme alle quattro cappelle esterne, fu abbattuto anche “L’ARCHE D’I RUFFANÈLLE“ (l’arco delle orfanelle), un collegamento tra la cappella della Ss.ma Annunziata e l’annesso Orfanotrofio, ove erano accolte le orfane di Lucera (successivamente diventato Asilo di S. Anna).
Pare inoltre che tutto il materiale di risulta servì per riempire gli ambienti sotterranei della cattedrale anche se ad oggi non esistono evidenze di queste operazioni.
Gli arredi della cappella appartenente all’ Arciconfraternita dei Bianchi di Capitanata, tra cui l’altare di marmo, il coro ligneo, il pavimento marmoreo, molti quadri e sculture di valore, sei angeli in pietra, gli stipiti intagliati di armadi a muro, furono trasferiti nel 1890 nella chiesa dei Mannarini o Sacramentini, ”I SACRAMENDÌNE“, in via Cairoli, che divenne la nuova sede del pio sodalizio. La chiesa fu chiamata del Crocefisso, per via di un Crocefisso renano che fu causa di una lunga diatriba tra l’Arciconfraternita dei Bianchi e il Capitolo della Cattedrale per la proprietà dello stesso. Il Crocefisso fu trafugato nottetempo e trasportato ai Sacramentini. Però il nuovo nome della chiesa non divenne popolare. Dopo la demolizione della cappella dell’Arciconfraternita della Morte, l‘altare marmoreo e la tela della Madonna della Misericordia furono ricollocati nella chiesa del Carmine, dove tuttora si possono ammirare e dove l’Arciconfraternita ha sede.
Gli arredi delle altre due cappelle furono trasferiti nella sede del Seminario, in diverse chiese e oratori della città. In particolare con la demolizione delle cappelle furono eliminati dieci altari, alcuni affreschi seicenteschi, marmi barocchi di altissimo valore e vari oggetti devozionali. Tutto ciò è stato da molti considerato un vero delitto, perché si è ritenuto che il restauro andava fatto, ma non in quel modo.
Un singolare aneddoto riguarda l’ex Cappella di Santa Maria di Costantinopoli, quella posta sotto il Campanile.
Nel 1948, a un tale, sul muro esterno del campanile ove si notavano i contorni di un antico affresco della cappella, gli sembrò di vedere l’immagine della Madonna. Di quest’apparizione diede notizia alla cittadinanza.
Lino Montanaro
Per ulteriori approfondimenti: I restauri ottocenteschi della Cattedrale – Intervista a Massimiliano Monaco