Antropologia & Arte,  Memoria

Santa Giovanna Antida Thouret, Maria SS. Bambina, Suor Faustina e Lucera: cosa li lega?

Jeanne-Antide Thouret nasce in Francia, a Sancey-le-Long, il 27 novembre 1765, povera, da una famiglia di contadini. Rimasta orfana a 16 anni, l’unica consolazione la trova nella fede e nella Vergine Maria.

Nel 1787, vinta l’opposizione del padre, riesce ad entrare tra le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli a Parigi.

Soppresso l’ordine a causa dello scoppio, due anni dopo, della Rivoluzione francese, e dopo dieci anni di peregrinazioni tra Svizzera e Germania, torna in patria a Besançon dove nel 1799 fonda la Congregazione delle Suore della Carità che, grazie anche all’appoggio di Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone Bonaparte, profondamente religiosa, si diffonde rapidamente in Francia, Svizzera, Savoia e a Napoli.

Nel 1819 la congregazione ottiene l’approvazione di Pio VII e la concessione all’esenzione dalla giurisdizione vescovile.

L’arcivescovo di Besançon, Gabriel Cortois de Pressigny, tuttavia, non accetta questo riconoscimento pontificio, vorrebbe che la congregazione rimanesse sotto l’egida diocesana, e inizia a ostacolare Giovanna in tutti i modi, arrivando persino a negare l’esistenza stessa dell’ordine.

Giovanna si reca quindi a Roma per discutere con il Papa della situazione. L’arcivescovo approfitta dell’occasione per sostituire Giovanna con una nuova superiora alla quale viene imposto anche di non ricevere Giovanna al suo ritorno.

A quel punto Giovanna desiste, e con alcune consorelle rimastele fedeli si sposta a Napoli per dirigere un grande ospedale, l’ex monastero di Regina Coeli.

La sua fedeltà al Pontefice le fa guadagnare l’appellativo di “Filia Petri”.
Nel 1826 viene colpita da emorragia cerebrale, e a Napoli muore il 24 agosto 1826.

Viste le sue virtù, la sua devozione e la vita che condusse dedicandosi anima e corpo alla carità e ai poveri, viene beatificata da Papa Pio XI il 23 maggio 1926, e proclamata Santa il 14 maggio 1934, sempre da Papa Pio XI, in Basilica Vaticana. Il giorno a lei dedicato nel Martirologio Romano viene fissato al 24 agosto, giorno della morte.

Per celebrare la beatificazione, dal 13 al 16 maggio 1927, nella Chiesa di San Leonardo a Lucera, si organizzarono solenni feste che vennero ricordate con questo pieghevole di quattro facciate, di dimensioni da chiuso di 14 x 9 cm circa, edito da Tipografia Scepi di Lucera (Figg. 1, 2 e 3).

All’interno, un’esortazione dell’allora Decano Vincenzo Coletti. Già Arcidiacono del Real Capitolo, il reverendissimo d. Vincenzo Coletti l’1 gennaio 1923 ricevette dal Vescovo, Mons. d. Giuseppe Di Girolamo, il possesso canonico di Decano, Prima dignità del Real Capitolo Cattedrale di Lucera (cfr. Popolo di Capitanata, anno II, 7 gennaio 1923). Più avanti, su proposta del Duce, venne insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia (Il popolo nuovo: settimanale fascista, anno V, 6 maggio 1935).

Ma se Giovanna mai visitò Lucera o ebbe legami con Lucera, per quale ragione vennero organizzate queste solenni feste per ben quattro giorni proprio a Lucera?

La risposta a questa domanda è in questa cartolina (Figg. 4 e 5).

Si tratta di una bella immagine di Sancta Joanna Antida Thouret (la stessa presente anche nel pieghevole e che poi altro non è che una splendida tela di Giuseppe Ar), edita come cartolina dalla ditta NB Chromo di Milano, di formato grande (ricordo che il formato che i cartofili chiamano ‘grande’, ovvero di dimensioni 10 x 15 cm, è apparso per la prima volta negli anni ’30). Sulla datazione della cartolina per il momento sorvolo.

Al verso troviamo una nota manoscritta che recita:

«Suor Faustina Mangione
la ringrazia sentitamente ed affida i suoi auguri a Gesù Bambino, acciò li tramuti in doni celesti e conforti divini per Lei e per colore che la circondano.
Saluti cordiali a tutti.»

Come possiamo notare, la cartolina è priva di francobolli e di bolli postali. Questo non deve stranire più di tanto perché era uso comune spedire le cartoline in busta. Quando, infatti, vi era la necessità di inviare una lettera e una cartolina, anziché farle viaggiare separatamente (e quindi spendere i soldi per entrambe le affrancature), si sfruttava la busta della lettera e si inseriva la cartolina dentro la busta, insieme alla lettera.

Quindi, la cartolina ha molto probabilmente viaggiato per posta, anche se non sappiamo quando.

Ma chi era Suor Faustina Mangione e perché ci interessa?

Grazie al fiuto oserei dire quasi da cane da tartufo dell’amico Walter di Pierro e alla sua capacità di reperire le informazioni (da bravo storico sa dove andare a cercare), abbiamo una risposta a questa domanda.

Il trafiletto di Fig. 6 è un estratto da La Gazzetta del Mezzogiorno del 28 aprile 1942. Apprendiamo così che Suor Faustina morì nella seconda metà di aprile del 1942 e che fu, per oltre cinquant’anni, la Superiora delle Figlie della Carità a guidare l’Istituto femminile Pellegrino di Lucera.

Questa informazione ci chiarisce, quindi, ben tre aspetti:

  1. La cartolina di figg. 4 e 5 è databile tra gli anni ’30 e il 1942; la fattura, i caratteri tipografici, l’uso del colore, mi portano a dire che siamo più verso gli anni ’40 che gli anni ’30.
  2. Appartenendo Suor Faustina alla Congregazione delle Figlie della Carità fondato da Santa Giovanna Antida Thouret, essendo l’Istituto Pellegrino diretto da Suor Faustina, ed essendo l’Istituto direttamente collegato con la Chiesa di San Leonardo, appare adesso chiaro il motivo per cui Suor Faustina utilizzò per scrivere una cartolina di Santa Giovanna Antida Thouret e perché vennero organizzate le solenni feste nel 1927.
  3. Dato che Suor Faustina morì nel 1942, e dato che l’Istituto Pellegrino venne aperto l’1 ottobre 1894, e dato (come si legge nell’articoletto) “per oltre cinquant’anni” ha diretto l’Istituto Pellegrino, facendoci due semplici conti Suor Faustina ha diretto l’istituto sin dalla sua apertura.

Quest’ultimo punto, in merito all’apertura dell’Istituto, è confermato dall’estratto di Fig. 7 proveniente dal volumetto “Lucera per i giovinetti”, scritto dal maestro nelle scuole comunali di Lucera Gaetano Conte, ed edito dalla Tipografia del Premiato Stabilimento Industriale di Lucera nel 1908.

Ritornando al pieghevole, al suo interno abbiamo ritrovato una bustina realizzata con un pizzino di carta ripiegato su sé stesso quattro volte, all’interno del quale vi è del cotone (Fig. 8).

Le dimensioni della bustina da chiusa sono circa 2 x 5 cm.

Sulla bustina si legge: «Bambagia toccata al Simulacro di MARIA SS. BAMBINA».

Cercando in rete, si trova questa bustina, anche in versioni differenti, in contesti non legati a Giovanna Antida Thouret.

Quindi, nulla c’entra questa bustina con la Santa Giovanna Antida Thouret, e quindi dentro al pieghevole l’ha inserita il precedente proprietario?

Oppure c’entra davvero qualcosa, magari in relazione ai festeggiamenti organizzati a Lucera nel 1927?

Anche stavolta, lo storico Walter di Pierro ha risolto l’intricato dilemma.

Le Suore di Maria Bambina fu una congregazione fondata nel 1832 dalle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa di Lovere (BG) che inizialmente adottò la costituzione della Congregazione delle Suore della Carità di Giovanna Antida Thouret.

Il culto della natività di Maria ha origini non molto definite, ma sembra appartenere alla liturgia orientale. Di certo, nel ‘700 inizia a circolare a Milano un simulacro in cera raffigurante Maria in fasce adagiata in una culla di bronzo dorato al quale si attribuiscono miracoli e grazie.

Il 5 giugno 1840, con il breve Multa inter pia, papa Gregorio XVI esonerò le suore di Lovere dalla dipendenza dalla congregazione della Thouret, autorizzando il sodalizio guidato dalla Gerosa a costituirsi in istituto autonomo: il 14 settembre 1841 Carlo Domenico Ferrari, vescovo di Brescia, accolse la professione dei voti delle prime nove postulanti, dando formalmente inizio alla nuova congregazione.

Quindi, potrebbe non essere affatto casuale la presenza della bambagia di Maria SS. Bambina all’interno del pieghevole delle solenni feste per la beatificazione della Thouret.

© Le immagini dei documenti storici provengono dalla Collezione Anna Maria d’Apollo e Marco Occhipinti.

Marco Occhipinti, con la preziosa collaborazione di Walter di Pierro

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