Le chicche di Franco (5): un’ode ad un cappuccino del Settecento
Durante una delle mie ricerche presso degli archivi lucerini mi capitò sotto mano un foglio volante che poco aveva a che vedere con i registri che stavo consultando. Dopo una veloce lettura mi accorsi di essere di fronte ad un’ode stupenda, inedita e che sono sicuro valga la pena leggere e condividere.
Chi scrive è un padre lucerino il quale, appassionato dal predicare di Padre Francesco Saverio da Napoli – cappuccino e famoso oratore nella metà del Settecento – scrisse per lui questi versi probabilmente durante la settimana santa del 1756 utilizzando poi il retro per i suoi conti di dare e avere.
Qualcuno, negli anni seguenti, forse compiaciuto per quanto letto, pensò di conservare il foglio volante nel registro che stavo consultando.
Vi lascio alla fotografia con la trascrizione dei versi. Buona lettura.
Al Padre Frà Francesco Saverio da Napoli Cappuccino, Predicatore in questa fedelissima Città di Lucera Santa Maria
In manto umile il Spirto hai di Colomba,
voce di tuon che al ciel ne chiama, e tira,
onde pria pe’ l’orecchio alto s’aggira,
poi soave ne’ cuor echo rimbomba.
Angel rassembri, che con aurea tromba
venga i morti a destar nel di’ di pira,
Poicchè per te risorge, e vive, e spira, Anima estinta, e chiusa in cieca tomba.
E tromba sei, ch’il fier Satan disfidi,
ed à Rei tutti di quel mostro amanti
Spada, che li trafiggi, e che l’auccidi.
In colla forza de’ tuoi detti Santi,
Per il dritto sentier deriggi, e guidi,
E dall’Alma il peccato abbatti e spianti.
Retro:
Addi 31 marzo 1756, Ho preso dalla cassa del danajo della riparazione ducati tredici per pagare il pane dato alla casa per mesi tre da Annuccia la panettiera.
Francesco Romice