Un buon bicchiere di vino non fa mai male, anzi fa bene
Non è solo un modo di dire popolare lucerino, ma è stato scientificamente provato che nei semi di uva si trova una sostanza benefica per il cuore, che migliora la circolazione del sangue.
I vini lucerini sono un gioiello donato dalla terra e dalla passione dei nostri vignaioli che hanno valorizzato esperienze, tecniche e segreti di tante generazioni per accrescerne la qualità e la bontà. Quelli d’eccellenza, semplici, genuini, eleganti e gradevoli sono:
- CACC’E MMITTE, un ottimo vino rosso prodotto esclusivamente a Lucera, insignito del riconoscimento DOC nel 1975, la cui produzione è assicurata dalle uve delle vigne delle colline del Subappennino Dauno, tra i comuni di Lucera, Biccari e Troia. Il vino, che negli anni passati si produceva solo con uva sommarello, un locale vitigno”, non più coltivato, parente di quello detto “uva di Troia” si ottiene ora dalle uve di quest’ultimo, di Montepulciano, Sangiovese e Malvasia nera ed è tutelato dal Consorzio dei produttori, che ha sede a Lucera in Piazza Nocelli.
L’origine del nome risale a quando l’organizzazione della produzione era diversa da quella di oggi e c’era l’abitudine di lavorare le proprie uve per ottenere del vino destinato soprattutto al fabbisogno familiare.
I piccoli proprietari di vigneto, non avendo le strutture necessarie, si rivolgevano ai padroni delle grosse masserie che mettevano a disposizione dei contadini che ne facevano richiesta le vasche e le attrezzature per la pigiatura. Quest’operazione doveva essere rapida, poiché erano molti a doverla fare in un giorno. Pertanto, si usava dire, rivolgendosi a chi aveva finito la pigiatura e doveva asportare il mosto dalle vasche, cacc’e (porta fuori); e a quello che doveva versare la sua uva nelle vasche, mmitte (porta dentro). Da qui l’origine del nome Cacc’e mmitte.
Esso si abbina in particolare con piatti a base di pastasciutta e carne al ragù e a minestre;
- REBBULLÌTE,un vino tipico non solo di Lucera, ma anche di altre zone, come la Toscana.
Prende il nome dal processo di produzione. Infatti, il mosto, unitamente alle vinacce, è messo a “bollire” per un tempo non inferiore ai sette giorni; poi, è sottoposto a «rifermentazione, ottenuta con l’aggiunta di uve leggermente appassite». Il risultato è un vino nero assai corposo, di alta gradazione e dal sapore deciso.
Questo vino lo poteva produrre solo chi possedeva grossi e più tini per permettersi le due fermentazioni. Infatti, si diceva che il ribollito era il vino dei ricchi. Che anche i poveri bevevano spesso diluito con la gassosa per renderlo frizzantino, più leggero e gradevole; il famoso “tre quarti e una gazzosa”. Il Cacc’e mmìtte, invece, era il vino dei poveri che bevevano anche i ricchi, perché molto buono.
Il Rebbullìteè difficile da trovare, perché, ora, è prodotto limitatamente e particolarmente per il consumo familiare di contadini legati alla tradizione. Esso innaffia bene piatti forti come spaghettoni e orecchiette fatte in casa (trucchjele e cecatìlle) al sugo di carne, arrosti, salsicce.
La cantina dell’avvocato Zurro, in vico Ciacianèlle, vendeva il miglior vino Rebbullìte, di alta gradazione; mentre la cantina Lamorgese vendeva il suo inimitabile Cacc’e mmitte.
Raffaele Montanaro, padre di Lino Montanaro, che è stato funzionario dello stato, appassionato di politica e di sport, si dilettava anche a comporre poesie in vernacolo lucerino… U CACC’E MITTE è una di esse. La poesia, con quadretti correlati, è un inno al vino tipico della città di Lucera. Da vino della povera gente, che veniva venduto nelle cantine a un quinto di litro o direttamente dai coltivatori nelle loro case segnalate con le frasche o le bandiere, propagandato dai banditori che giravano la città, è diventato vino dei signori, prodotto su larga scala in una cantina dotata di mezzi e macchinari moderni. L’autore, comunque, conclude la sua poesia dicendo che il cacc’e e mitte è sempre un gran vino apprezzato anche da uomini di cultura.
U Cacc’e Mitte
Tímbe arréte, a’ Sande Martíne,
s’ammaturave dinde e’ votte u víne
e ‘a négghje ca calave d’a mundagne
u facéve devendà cúm’e nu ssciambagne.
Ère u víne d’i candíne de Faveciúle e Ciacianèlle
ma pure d’a povere ggènde piccole vuttucèlle,
ère u cacc’e mitte luceríne
ca mettéve nfèste i cetadíne.
Da ogne pendóne se vedéve ‘na bandíre
ca facéve nguriusì i frustíre
e p’u pajése ggeravéne i bannetóre
a’ cápe Fiaschílle u grande tenóre.
A quille tímbe triste e puverílle
u cacc’e mitte se vennéve a quindarèlle
avastave’ na fiaschette e nu túzze de pane
pe calmà u frídde e ‘a fame.
Mò i tímbe sò cagnate,
u pregresse tutt’à cancellate,
pure u cacc’e mitte s’è aggiurnate
e u víne di segnúre è divendate.
I candenozze, Faveciúle e Ciacianèlle
sò rrumaste sckitte nu recorde bbèlle
o’ poste lóre è nate nu grande lucale
ca véne chiamáte ‘a candina sociale.
A llà chi summarìlle e tanda macchenarije
aèssce nu cacc’e mitte straurdenarije,
príme u mbutteglijene e pò u mballéne
e aggíre p’u múnne u mannéne.
Nu cèrte Marje Suldate
scrittóre e regíste addaveramènde affermate,
canuscetóre de víne e pietanze lucale
à sscrítte de Lucére sòp’ o ggiurnale,
c’u Castílle, l’Anfitèatre e a Cattedrale
stace pure u cacc’e mitte e l’acquasale.
Il Cacc’è Mitte
Tempo addietro il giorno di San Martino,
maturava nelle botti il vino
e la nebbia che scendeva dalle montagne
lo faceva diventare come uno champagne.
Era il vino delle cantine di Faveciúle e Ciacianèlle,
ma anche delle piccole botti della povera gente,
era il cacc’e mitte lucerino,
che metteva in allegria i cittadini.
In ogni angolo di strada era esposta una bandiera
che incuriosiva i forestieri
e per tutto il paese giravano i banditori
con a capo Fiaschílle, il gran tenore.
In quei tempi tristi e poverelli
il cacc’e mitte si vendeva a quinto di litro
bastava una fiaschetta ed un tozzo di pane
per calmare freddo e fame.
Adesso i tempi sono cambiati
ed il progresso tutto ha cancellato
pure il cacc’e mitte si è aggiornato
e il vino dei signori è diventato.
Le piccole cantine di Faveciúle e Ciacianèlle
sono rimaste solo un bel ricordo
ed al posto loro è sorto un grande locale
che è chiamato la Cantina Sociale.
Lì con l’uva somarello e tanti macchinari
viene prodotto un cacc’e mitte straordinario,
prima lo imbottigliano e poi lo imballano
ed in giro per il mondo lo mandano.
Un certo Mario Soldati
scrittore e regista affermato
conoscitore di vino e pietanze locali
ha scritto di Lucera su un giornale,
ove, insieme al Castello, l’Anfiteatro e la Cattedrale,
c’è anche il cacc’e mitte e l’acquasala.
PS: La poesia è datata anni 60’ e, nel frattempo, la Cantina Sociale di Lucera non è più operativa.
Lino Montanaro