Antropologia & Arte,  Memoria

Le campane della Cattedrale di Lucera

La Cattedrale di Lucera è una delle maggiori creazioni della dominazione angioina. Attaccata alla Cattedrale c’è la torre campanaria, che ha nove campane forgiate in epoche diverse.

Alcune hanno nomi propri:

  • Vigilia, fusa con il metallo recuperato nel Castello, suonava per annunciare i riti sacri;
  • Curato, così chiamata perché serviva per avvertire il Curato della necessità della sua presenza;
  • Argentina, fusa nel 1560;
  • Campanone, così chiamata perché è la più pesante. È suonata per annunciare l’inizio della Quaresima e l’uscita delle processioni del Corpus Domini e di Santa Maria Patrona;
  • Mezzana, fusa nel 1895;
  • Picchiosa, dal suono lamentoso;
  • Addolorata, fusa nel 1933, utilizzata per i funerali.

Infine, ci sono due altre campane, fuse nel 1902, che non hanno un nome specifico e sono dedicate a S. Maria Patrona e San Rocco.

Nella Lucera di una volta la vita dei cittadini è stata regolata per secoli dal suono di queste campane con il quale ogni lucerino familiarizzava sin dalla prima infanzia.

I loro rintocchi avevano sia una funzione religiosa che una funzione sociale: corrispondevano alle ore destinate alla recita delle preghiere, le cosiddette óre canoneche (le ore canoniche):

  • matetíne: la prima preghiera della giornata alle sei, con cinque colpi lenti delle campane, che annunciavano anche la prima Messa. Esse suonavano tre volte: i primi due rintocchi, che avevano un suono uguale, avvisavano i fedeli che la celebrazione ci sarebbe stata a breve; il terzo, che dava un suono diverso, avvisava che la messa stava per iniziare;
  • térze: corrispondente alle nove del mattino, il battaglio toccava una sola volta la campana;
  • sèste: corrispondente a mezzogiorno, le campane suonavano a distesa ed e invitavano i lucerini a interrompere il lavoro per andare a mangiare.

Quindi cominciavano i rintocchi del pomeriggio:

  • none: la più importante corrispondente alle tre pomeridiane, quella della morte di Cristo, pochi colpi di campana;
  • u vèspre: corrispondente al tardo pomeriggio, alle sei,  colpi lenti e intervallati delle campane, che annunciavane la funzione dell’Ave Maria e che bisognava interrompere definitivamente il lavoro, con  l’invito a recitare il Padrenostro, prima di coricarsi;
  • dojeóre: le prime due ore di notte, con l’ultimo rintocco con due colpi a martello delle campane che annunciavano la notte fonda, il buio pesto.

Esse suonavano anche in altre ricorrenze: il sabato per “jì a’duttríne” (per andare al catechismo); nei giorni dei tridui e delle novene per le apposite celebrazioni; nei giorni festivi suonavano tre volte per ogni messa e tre volte per il vespro.    

Nelle ricorrenze con le processioni, come ‘a Fèste d’auste (la Festa di agosto), suonavano a distesa per tutta la durata della processione.

Le campane, inoltre, suonavano a morto, quando la salma del defunto era accompagnata al cimitero.

Oggi il suono di queste campane, come quelle di tutte le chiese di Lucera, è sottoposto ad una particolare normativa perché spesso accusate di disturbare la quiete pubblica,  con il risultato della  perdita completa del senso, anche acustico, di ciò che esse rappresentavano nelle nostra comunità.

Per ogni eventuale approfondimento sulla Cattedrale di Lucera, si consiglia il libro di Don Vincenzo Di Sabato “Storia ed Arte nelle Chiese e nei Conventi di Lucera”

Lino Montanaro

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