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Lucera sul Financial Times

Pochi giorni fa è stato pubblicato sul noto giornale britannico un articolo dal titolo “William Dalrymple on the trail of Puglia’s ancient kings and castles” ovvero “William Dalrymple sulle tracce degli antichi re e dei castelli della Puglia“.

Il giornalista si è soffermato principalmente sui luoghi cari a Federico II e, in particolare, a Ostuni, Trani, Castel del Monte, Lucera e Troia.

Riportiamo qui la traduzione alla parte dedicata a Lucera e il link all’articolo liberamente consultabile sul sito internet del quotidiano made in UK.

“Nel 1222, Federico prese la decisione di trasferire tutti gli arabi rimasti dalla Sicilia alla città collinare di Lucera, a un giorno di marcia attraverso l’altopiano pugliese a nord di Castel del Monte. L’anno successivo, circa 40.000 musulmani siciliani attraversarono lo Stretto di Messina e si costruirono una nuova casa nel nord della Puglia, dove ricevettero una terra molto più fertile e prospera delle montagne da cui provenivano. La città era, e rimane, eccezionalmente bella. La sua bellezza deriva in parte dalla qualità della sua luce, qualcosa che i romani notarono quando la chiamarono per la prima volta Luceria, o “Cerchio di luce splendente”.

Fu a Lucera che Federico costruì il più grande dei suoi castelli (l’autore confonde la fortezza, di epoca angoina, con li palazzo di Federico II, unico monumento del sovrano svevo. ndt). Con le sue mura imponenti, i bastioni pentagonali in stile arabo, le caditoie e il fossato scavato nella roccia, rimane la sua costruzione più massiccia, difesa da un complesso sistema di corde e ponti levatoi che rendevano impossibile l’ingresso agli invasori. All’interno mantenne un palazzo decorato con superbe piastrelle islamiche.

Qui teneva il suo harem e gli eunuchi, così come la sua celebre truppa di ragazze saracene che danzavano su palle rotolanti. Anche qui incoraggiò gli arabi a installare i loro telai per la tessitura della seta e le fucine e le officine di cui avevano bisogno per fabbricare le loro armi specializzate, come archi, frecce e scudi. Fu anche nel castello di Lucera che Federico sperimentò l’allevamento dei cammelli.

Per mezzo secolo Lucera è stata una città islamica funzionante. Secondo il commentatore arabo Abū al-Fidā, «Nella città di Lucera tutti gli abitanti sono musulmani siciliani, e lì si tiene la predica del venerdì, sventolano le bandiere dell’Islam, risuonano gli inviti alla preghiera, e molti dei l’entourage del re sono musulmani”. Ciò che Granada fu per la Spagna, Lucera fu per l’Italia.

La storia degli arabi di Lucera è una storia che ricorda l’ultimo sospiro dei mori spagnoli, ma è molto meno conosciuta. Infatti, mentre la colonia musulmana di Lucera fiorì sotto Federico, incontrò un destino terribile dopo la sua morte. Nel 1295 (lo sterminio avvenne nell’agosto 1300. ndt) quasi 50 anni dopo la morte del suo protettore, sotto il regno di Carlo II, inquisitori e predicatori domenicani furono scatenati su Lucera, determinati a convertire, schiavizzare o uccidere i musulmani rimasti.

È una storia tragica. Ma come i perduti Mori di Granada, gli arabi di Lucera hanno lasciato un’influenza estetica persistente che può ancora essere ammirata. Oltre alla fortezza in stile arabo, nel centro della città c’è l’attraente duomo in mattoni a motivi geometrici, che ha un campanile ottagonale a molti livelli che alcuni osservatori hanno suggerito potrebbe essere stato costruito da un precedente minareto; la cattedrale stessa si trova sul sito di quella che era stata la moschea della città. Nelle vicinanze si trova la Chiesa di San Domenico, con grondaia a muqarnas, sul sito di quella che un tempo era probabilmente una madrassa, all’esterno della quale si trova un ex santuario sufi che ora è una cappella. Qui, una cupola parabolica appuntita dall’aspetto molto islamico è impostata su un ottagono.

Altrove in questa splendida città ci sono molte altre tracce del secolo islamico di Lucera: soffitti in legno intagliato, cupole a cipolla moresche, cupole islamiche, torrette con vasi di pepe e torri di piccioni che ricordano quelle del Maghreb“.

Traduzione a cura di Alessandro De Troia

Articolo sul portale del Financial Times: William Dalrymple on the trail of Puglia’s ancient kings and castles (ft.com)

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