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Porta Foggia prima della ricostruzione ottocentesca

Uno degli aspetti più interessanti della storia di Lucera riguarda l’evoluzione nel tempo della sua cinta muraria. Non tratteremo gli aspetti ancora poco noti sulle mura pre-romane, romane e altomedievali che necessitano ancora di analisi e ricerche. Sappiamo che a metà Trecento il Re Roberto d’Angiò (1309-1343) autorizzò la ricostruzione totale del circuito murario. L’estensione da quel momento divenne di circa 3 chilometri e si elevava tra i 5 e i 6 metri. Il 4 luglio 1853, dopo circa 500 anni, a partire dalla deliberazione del Decurionato – l’amministrazione comunale dell’epoca – si decise di abbattere ciò che ne rimaneva. Oggi non resta che un breve tratto con torrette circolari su Via Aldo Moro alle spalle di Via Spagnoletti Zeuli.

Le porte che a quel tempo insistevano nel perimetro subirono la stessa fine: Porta Croce, Porta Sant’Antonio Abate e Porta San Severo. Fortunatamente scamparono alla distruzione Porta Troia e Porta Foggia che ancora oggi possiamo ammirare in città.

Inoltre il Comune incaricò, tra la fine del 1842 e il giugno del 1844, di ricostruire dalle fondamenta Porta Foggia affidandone il progetto all’arch. Achille Cavalli.

Dionisio Morlacco, in un suo saggio del 1987, ha decritto con dovizia di particolari tutti i dettagli relativi a quel periodo. Per facilitarne l’approfondimento l’abbiamo caricato nella nostra Biblioteca.

Forme, materiali e dimensioni

Ciò che vogliamo trattare in questo articolo, invece, è una curiosità proprio su Porta Foggia. Come poteva essere prima della ricostruzione di metà Ottocento?

Da alcuni documenti custoditi presso l’Archvio di Stato di Foggia sappiamo che la sola porta, a quel tempo di legno e ferro, era alta 21 palmi (circa 5,5 metri) e larga 14,5 palmi (circa 3,5 metri). Si decise di sostituirla all’esistente ormai deperita nell’estate del 1821 dopo che “per malizia altrui distrutta la porta del Comune di Lucera, detta di San Severo, vi fu bisogno di chiuderla con muro a secco finché si fosse lavorata la nuova porta di legno“.

Il materiale ligneo di abete detto “Bordonale” destinato a Porta San Severo fu poi veicolato su Porta Foggia, dopo alcuni scambi burocratici con l’Intendenza di Capitanata, perché la porta che si affacciava sugli orti dei Cappuccini rimase murata.

Purtroppo non disponiamo di nessuna fotografia di Porta Foggia – anche perché la fotografia nasceva ufficialmente nel 1839 – ma fortunatamente grazie agli Archivi di Capitanata possiamo farci un’idea di come potesse essere. Dei disegni della città fatti su documenti e perizie, uno in particolare, di cui tratteremo alla fine, è strabiliante. Ci eravamo occupati di alcuni di loro in un nostro precedente articolo sulle vedute della città.

Porta Foggia nel 1621

Il primo disegno, proviene dalla sezione di Lucera dell’Archivio di Stato di Foggia e fa parte del fondo del Catasto antico. Nel 1621 un anonimo disegnatore tracciò una “Pianta della strada che da Foggia porta a Troia con indicazione delle distanze e dei confini demaniali“. A ben guardare, sulla destra, appare una parte della città di Lucera. E in questa piccola porzione, spunta Porta Foggia.

Il disegno in questione probabilmente non è una riproduzione fedele della città, ma osservando i dettagli si notano un arco a tutto sesto, una merlatura e una grande torre circolare che appare spesso in molte vedute antiche di Lucera (ad esempio in quella del Pacichelli) e che con molta probabilità si trovava nella curva dell’attuale Via Porta Croce, subito dopo l’incrocio con Via Cassitto.

Porta Foggia nel 1652

Il secondo disegno è custodito presso l’Archivio di Stato di Foggia. Già noto agli studiosi, risale al 1652 ed è opera dell’agrimensore Giuseppe De Falco. L’opera, che ha ad oggetto “la reintegrazione dei regi tratturi della dogana di Foggia“, mostra Porta Foggia in una delle due vedute della città. La porta è disegnata con un arco a tutto sesto e con una merlatura sovrastante ricordando di molto quella del 1621. A circondarla due casolari probabilmlente già costruti utilizzando come parete le mura in periodi precedenti.

Porta Foggia nel 1696

Il terzo disegno è di circa quarant’anni posteriore ed è datato al 1696. Fu segnalato da Costantina Anna Maria Altobella nel suo articolo del 1983 dal titolo “La dogana delle pecore e l’università di Lucera nei capitoli per gli erbaggi del 1483” – caricato in Biblioteca per chi volesse approfondire -. Anche in questo caso Porta Foggia viene rappresentata con arco a tutto sesto ma questa volta senza nemmeno una struttura in muratura a sovrastarla. Un segnale del suo quasi totale deperimento o semplicemente una semplificazione di chi eseguì il disegno?

Porta Foggia nel 1698 – inedito

Infine, l’ultimo e inedito disegno di Porta Foggia è un particolare della mappa sommmariamente disegnata della via che dalla stessa porta portava nel feudo di proprietà dei padri celestini detto di Ripatetta (di cui ci siamo occupati in un altro articolo).

Queste carte fanno parte del fascicolo della vertenza discussa davanti al Regio Consiglio Collaterale nel 1698 fra il Comune di Lucera ed il convento di San Bartolomeo dei Padri Celestini di Lucera.

Il Convento dimostra, con diverse testimonianze, che la strada è “la via che esce dalla Porta di Foggia e passa per la Croce e va verso lo Puzzo di Troia e continua per Mezzana Grande e finisce allo Feudo detto di Ripatetta sul Monte Aratello (collina ad est di Montearatro nda) e continua sino alla via pubblica della srata che va da Foggia a Biccari“.

Quella strada, continuano i documenti, “è da sempre stata utilizzata, da memoria umana, per far passare gli uomini, i garzoni, i carri e le cose delli Padri Celestini per servizio del loro territorio. Li padri hanno anche permesso che altri cittadini di Lucera usino tale strada senza pagare alcunché, perchè detta strada non è pubblica, ma di proprietà ed uso delli territori del Sacro Convento di San Bartolomeo di Lucera. Infatti li garzoni e le vettovaglie del Reggente Carriglia, che tiene la massaria di campo di Monte Ariatello (oggi Reggente nda), per abbreviare dalla strada pubblica per Ascoli passa per detta strada del Sacro Convento con il permesso de li monaci“.

La città di Lucera affermava invece che la strada che “principia da luogo pubblico in Porta Foggia e finisce sulla via pubblica che da Foggia va a Biccari (detto Vado Biccari, attualmente costeggia la diga di san Giusto nda)” anch’essa fosse pubblica e pertanto di competenza comunale.

Il Sacro Regio Consiglio Collaterale, nella persona del Consigliere Don Nicolaus Gascon, decretò che la strada di proprietà del Sacro Convento di San Bartolomeo di Lucera dovesse rimanere di uso pubblico senza impedimenti “per li cittadini e li forestieri“.

Lo schizzo raffigura nuovamente Porta Foggia con un arco tutto sesto, praticamente senza una sommità e senza merlatura, circondata da torri e probabilmente quelle che sono abitazioni di cui si intravedono i tetti.

Conclusioni

Abbiamo raggiuinto un certo grado di sicurezza perlomeno sulla forma di Porta Foggia prima della sua ricostruzione. Nonostante ci sia una buona probabilità che i disegni che abbiamo mostrato non corrispondano in maniera precisa alle forme e alla struttura della porta, siamo certi di aver aggiunto altri tasselli alla memoria e alla storia della nostra città. Siamo sicuri che ulteriori approfondimenti e ricerche d’archivio siano necessarie a consolidare le nostre conoscenze. Sul circuito murario, sulle porte urbiche e in generale su ciò che avvenne in passato a Lucera e sugli eventi che hanno portato la nostra cittadina ad essere quella che vediamo oggi.

Alessandro De Troia

Marcoantonio Carbone

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