Antropologia & Arte
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La pasta: da sempre un alimento simbolo della cucina lucerina, e non solo
La pasta, specialmente nel Mezzogiorno, è stata un alimento importante della dieta. Oggi, è consumata in tutto il Paese ed è esportata all’estero, ove è considerata un prodotto made in Italy di grandissima qualità. Un tempo, nei negozi di generi alimentari, la pasta: scemmijòtte, spaghètte, bucatíne, cannaruzzètte, regenìlle, tubettèlle, àcene de gráne, àcene de pépe, ziti, ecc. (sciviotti, spaghetti, bucatini, sedanini, regine, tubetti, acini di grano, acini di pepe, “ziti”) era venduta sfusa, nella quantità richiesta dal cliente. Ora è venduta solo in confezioni sigillate (di 250, 500, 1000 gr, o multiple di 1 kg). A Lucera si mangiava soprattutto la “Pasta Sacco”, prodotta in loco. Nei negozietti alimentari, prima…
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Lucera arriva in Indonesia!
Ricordate l’articolo di Walter di Pierro dedicato ai coniugi Settimio e Licia Manelli? Qualche tempo fa, dopo la pubblicazione, abbiamo ricevuto una mail piuttosto particolare in merito. La missiva proveniva, pensate un po’, da un fedele indonesiano, il quale ci richiedeva la cortesia di poter ricevere una reliquia o un’immagine sacra dei coniugi. Grazie a Walter siamo riusciti a metterci in contatto con le figlie di Settimio Manelli che gestiscono la Casa Mariana Editorice e, molto gentilmente, ci hanno inviato delle immagini e persino un libro sulle due figure che per alcuni anni vissero a Lucera. Qualche settimana fa abbiamo impacchettato il tutto e dopo qualche giorno la consegna è…
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“Pegghjà nu pìzze de carte”: l’importanza di prendere il diploma o la laurea
Serve davvero il diploma o la laurea per trovare lavoro? Negli anni ‘50, ’60 e anche ‘70, rispondere a questa domanda sarebbe sembrato un’ovvietà, perché il titolo accademico allora garantiva una occupazione sicura, specialmente nell’amministrazione pubblica. Una forte mancanza di lavoro ha da sempre caratterizzato la realtà meridionale, e anche quella lucerina. Perciò, quando la scolarizzazione di massa, tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso, s’affacciò e aprì nuove opportunità di lavoro, tanti genitori, appartenenti a famiglie umili, fecero enormi sacrifici, luuánnese u pane da mmocche (togliendosi il pane dalla bocca), affinché i figli potessero studiare e conseguire un titolo di studio.…
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La nostagia della piazza del Mercato
La nostalgia del tempo passato può essere anche una piazza con i suoi suoni, i suoi colori, i suoi profumi, i suoi “trascúrze ammizz’a chiazze” ha sempre avuto per i lucerini un sapore particolare, magari un po’ banale, però un sapore che aveva un senso di umanità. Il ricordo delle bancarelle di Piazza del Mercato ci riporta a momenti di vita passata. Il mercato di Lucera era fatto da molti banchi di frutta, verdura e pesce; un angolo della città, quasi un affresco, fatto di colori e odori, ove aveva radici nella cultura del mangiare e della gastronomia lucerina. Ogni mattina, decine e decine di massaie lo frequentavano, disperdendosi fra…
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Le chicche di Franco (7): il giovane barone e la nobildonna di Lucera
Il barone Giambattista d’Amelj (Napoli 1817 – Lucera 1891) è rimasto nelle menti dei lucerini perché nel 1861 diede alle stampe la celeberrima “Storia della città di Lucera” edita da Scepi proprio nella cittadina daunia. Il giovane Giambattista sposò la nobildonna Errica (o Errichetta) Bonghi, che aveva il doppio della sua età. Errica era figlia di Giuseppe e Caterina Lombardi. Entrambe le famiglie dei genitori della donna avevano nel tempo raccolto la maggior parte delle informazioni e dei reperti di cui si servì il d’Amelj per compilare la sua cronaca cittadina. L’opera ebbe così fortuna che l’editore bolognese Forni ne fece ben due riedizioni: una nel 1978 e una nel…
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La tassa sul celibato e i “signurine” a Lucera
L’INCUBO DI UNA ITALIA SENZA NASCITE, UN PROBLEMA ATTUALE, MA ANCHE ANTICO. Gli italiani non fanno più figli: nell’ultimo rapporto dell’ISTAT è stato certificato che anche nel 2022 si è registrato un nuovo calo di nascite, diminuzione dovuta in parte alla rinuncia, per mere ragioni economiche, ad avere figli da parte delle coppie, ma anche da altre cause come, ad esempio, il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età che vengono considerate riproduttive. La questione ha acceso un ampio dibattito politico sui possibili rimedi per invertire la rotta su questo spinoso problema. Anche nell’agenda della classe politica al potere alla fine degli anni Venti del secolo scorso l’incremento delle nascite…
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Il dialetto lucerino tra dichiarazioni di fede ed invocazioni di aiuto
A Lucera esclamare “IJÀ! FÓSSE A SANDA MARÍJE!” (Lo volesse la nostra patrona Santa Maria) è come esprimere il fervido desiderio, dando ancora più vigore, che si realizzi quanto si spera, rivolgendosi al simbolo che, più di ogni altro, ha sempre rappresentato la lucerinità. I lucerini hanno un antico rapporto con Santa Maria Patrona, confidenziale e immediato, tra il sacro e il profano e questa l’espressione ne è l’evidente manifestazione, perché non c’è lucerino che non abbia pronunciato questa frase decine di volte nel corso della sua vita. Costantemente presente nelle preghiere e suppliche dei lucerini, Santa Maria è qualcosa di più di una figura religiosa, è sempre stata sentita sempre…
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La riforma fondiaria di Lucera
Lo sfruttamento della manovalanza agricola è un fenomeno molto antico: una volta erano i braccianti e contadini senza terra lucerini, che venivano reclutati giornalmente ” Abbassce ‘a Porte Troje” dai curatoli, cioè i sovrintendenti, per conto del padrone, delle aziende agricole. Nel dopoguerra questa forma di reclutamento continuò ancora, ma fu contrastata dalle grandi lotte per il lavoro e la terra dei braccianti e contadini poveri, che costrinse il governo a varare quella che fu definita la Riforma stralcio (‘A Reforme Fundeareje). Una riforma poco incisiva che solo in parte risolse i problemi della disoccupazione e dell’incremento delle produzioni agricole, di cui aveva bisogno l’Italia. Comunque, si procedette all’espropriazione di…
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L’arena e le dimensioni dell’anfiteatro di Lucera
Una cosa interessante del nostro anfiteatro, costruito in epoca augustea nel I secolo dopo Cristo, è la differenza di proporzione tra l’arena e l’intera pianta.La struttura fu riportata alla luce dal 1932 al 1948 e la sua ricostruzione, viste anche le tecniche dell’epoca, ha sempre destato un po’ di dubbi. Ad esempio la pianta dell’arena è un’ellittica che, matematicamente, potremmo definire iperellisse, molto diversa da quelle di tutti gli anfiteatri romani.Allo stesso modo, la dimensione complessiva del monumento, ufficialmente stimata in 126,8 x 94,5 metri, sembra essere poco significativa se andassimo a guardare la dimensione complessiva di altri anfiteatri, italiani e non e più o meno coevi, rispetto alle misure…
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Uno schizzo di Lucera alla fine del Cinquecento
Su internetculturale è possibile ammirare centinaia di manoscritti provenienti da tantissime biblioteche italiane. Grazie all’articolo di Lettere Meridiane abbiamo avuto notizia della digitalizzazione di alcune carte di Angelo Rocca, tra i fondatori della Biblioteca Angelica di Roma. Andando a dare un’occhiata tra le carte digitalizzate, è spuntata una bella cartina della Capitanata, che comprende anche una piccola rappresentazione di Lucera e del suo agro, così come appariva tra il 1583 e il 1590, forse tra le prime raffigurazioni della città. Ci sono ovviamente numerosi dettagli, dal nome dei luoghi (Palmori e Visciglieto ad esempio) e persino insediamenti non più esistenti (Casale novo vicino San Severo, San Lorenzo a sud di…